Il curatore fallimentare viene nominato dal Tribunale nella sentenza dichiarativa del fallimento dell’impresa. I compiti del curatore fallimentare sono davvero eterogenei ed essenziali per il buon andamento dell’intera procedura fallimentare. Ad egli spetta l’amministrazione del patrimonio fallimentare, il compimento di diversi atti relativi alla procedura: il tutto viene svolto in cooperazione con il Giudice delegato del quale è chiamato ad eseguire i provvedimenti emessi. Il curatore fallimentare svolge anche una importante attività consultiva, informativa e preparatoria di tutti gli atti eseguiti nell’ambito della procedura fallimentare.
Chi è il curatore fallimentare
Il curatore fallimentare può essere senz’altro definito come un “Organo unipersonale”: il nostro ordinamento giuridico prevede, infatti, la possibilità di nominare un solo curatore, restando esclusa ogni possibilità di affidare l’incarico a più soggetti. Il curatore fallimentare, inoltre, è un organo esterno poiché non opera all’interno della procedura: il curatore, infatti, svolge i propri compiti e le proprie funzioni in rapporto con i terzi.
Il curatore fallimentare è chiamato ad esercitare una vera e propria funzione pubblica che si estrinseca nel soddisfacimento degli interessi e dei diritti dei creditori del fallito. Ed è per questa sua particolare funzione che il curatore fallimentare viene nominato (ed eventualmente revocato dall’incarico) dal Tribunale: quest’ultimo esercita inoltre un’attività di controllo sul suo operato,
Le mansioni del curatore fallimentare
Il curatore fallimentare – sempre su autorizzazione del Giudice delegato – è chiamato ad esercitare tutti i diritti che egli ritenga utili per raggiungere il fine ultimo del suo incarico: soddisfare i creditori dell’imprenditore dichiarato fallito. Il curatore fallimentare opera nel pieno interesse della Giustizia ed esercita le proprie mansioni al fianco del Giudice. E’ per questo motivo che, il giudicato formatosi nelle cause in cui il curatore fallimentare abbia ricoperto il ruolo di parte processuale, deve essere necessariamente rispettato e messo in pratica sia dal debitore che dai creditori.
Uno dei compiti principali del curatore fallimentare è quello di amministrare il patrimonio fallimentare: una mansione molto difficile e talvolta complessa perché finalizzata sempre e solo al soddisfacimento degli interessi dei creditori. Un compito molto delicato perché, sovente, la procedura fallimentare investe l’intero patrimonio dell’imprenditore fallito e, dunque, i beni immobili e mobili, i crediti, i beni incorporali e corporali nonché tutti gli altri diritti che rientrano nella sfera giuridica dell’imprenditore dichiarato fallito. E allora anche le eventuali azioni di annullamento, di nullità, di rescissione, di risoluzione, i diritti di prelazione, i diritti di riscatto sono tutte situazioni giuridiche che il curatore fallimentare dovrà personalmente amministrare.
Oltre all’amministrazione del patrimonio fallimentare, il curatore ha una eterogeneità di altri compiti da effettuare. Innanzitutto, il curatore fallimentare è chiamato a compiere alcuni atti richiesti dalla Legge e finalizzati al buon andamento della procedura fallimentare. Ancora, il curatore opera in qualità di “organo inquirente” poiché è chiamato a determinare e ad evidenziare le motivazioni che hanno cagionato il dissesto economico e finanziario dell’imprenditore fallito. Il curatore fallimentare è chiamato a coadiuvare il Giudice delegato nello svolgimento dei propri compiti, talvolta ne sollecita le attività oppure svolge le funzioni di mero consulente del Giudice stesso.
Le mansioni del curatore fallimentare e la conservazione del patrimonio dell’impresa
Tutte le attività svolte dal curatore fallimentare devono tendere alla conservazione dei diritti e dei beni che fanno parte del patrimonio dell’imprenditore dichiarato fallito. La suddetta conservazione si estrinseca sia in attività di “conservazione giuridica” laddove il curatore fallimentare è chiamato a “fare il possibile” per evitare la decadenza o la prescrizione di eventuali azioni o diritti. Nell’ambito della “conservazione materiale” del patrimonio imprenditoriale, poi, il curatore fallimentare è chiamato a conseguire beni in forza di diritti pertinenti al patrimonio dell’impresa. E allora, in questo senso, ben potrà esperire l’azione di annullamento, di impugnativa oppure di risoluzione di contratti. Ben potrà agire in esazione dei crediti oppure per il recupero di beni che sono in possesso di terzi.
La diligenza del curatore fallimentare
Infine, nell’esercizio delle proprie mansioni e del proprio incarico, il curatore fallimentare deve utilizzare la diligenza e deve rispettare i doveri del proprio ufficio. In questa ottica, infatti, nel caso in cui il curatore fallimentare abbia posto in essere atti illegittimi, la sua colpa non è esclusa anche qualora sussista l’eventuale autorizzazione del Giudice delegato.