Dopo la discussione che c'è stata sulla liquidazione di Farmacap è arrivata all'assemblea della capitale la delibera 88/2013 sulle dismissioni pubbliche quasi un anno. Infatti, parliamo del 20 febbraio del 2014, data in cui era giunto il placet della commissione bilancio. La delibera che è partita dal vicesindaco Luigi Nieri è adesso nelle mani dell'assessore Alessandro Cattoi, ed ha al suo interno le linee guida, nonché le autorizzazioni per la vendita senza formare il patrimonio della città di Roma.
Da tale attività, come aveva spiegato il sindaco Ignazio Marino, il Campidoglio dovrebbe guadagnare bene o male 300 milioni di euro. Il provvedimento si basa sulla proposta 42/2012 che è stata sottoposta ad approvazione da Alemanno. Da qui è stata prevista l'asta degli immobili commerciali, ad eccezione delle botteghe storiche e la vendita all'inquilino scontata del 30%. Va detto, però, che nel provvedimento che è arrivato, si prevede una tutela per i residenti a basso reddito.
La mala gestione del patrimonio
L'obiettivo principale che interessa l'intera città è quello di riuscire a togliere di mezzo un patrimonio ormai non efficiente.
Tra i 295 residenziali e 302 commerciali sono diversi a pagare affitti molto bassi relativi ad immobili, invece, pregiati e ad accumulare ritardi nei pagamenti. Oppure, questi edifici vengono occupati abusivamente da tempo, alcuni dal 1949. Ecco alcune ipotesi: siamo al di sotto di 200 euro al mese di affitto per una casa nei pressi dei Fori Imperiali, con ben 13mila euro di arretrati, che sono uguali a oltre 6 anni di pagamenti che mancano. Innanzi al Colosseo, poi, c'è chi occupa la casa senza titolo e non paga gli 8mila euro l'anno del canone per un appartamento di oltre 230 metri quadri.
Come avverrà la vendita
E' stato, comunque, previsto il diritto di prelazione dopo l'asta, poi bisognerà dare lo stesso importo dell'aggiudicatario per quei commercianti aventi un contratto regolare, che in ogni caso avranno una buona uscita di 18 mesi. Con uno sconto pari al 30% del valore dell'immobile, attraverso delle deroghe alle fasce più in basso, è stato previsto che per i nuclei che hanno un reddito in famiglia che non supera i 28 mila euro, non saranno obbligati ad acquistare e potranno restare nell'appartamento, mentre per le famiglie con reddito fino a 42 mila euro, le abitazioni verranno messe all'asta ma il locatario uscente potrà firmare un contratto d'affitto 4+4.
Intanto, per il padiglione psichiatrico a Volterra, di cui si è tanto parlato, le offerte non sono arrivate
Il termine per l'acquisto del padiglione psichiatrico scadeva in settimana, ma non è giunta alcuna offerta. Così, nessun marito che prendessi in sposa il padiglione Chiarugi. Nessun imprenditore ha voluto chiedere ed investire nella riqualificazione di un edificio come questo. Si tratta di un immobile importante per la tradizione e il moento storico di Volterra ma che, riconvertito a struttura ricettiva, avrebbe potuto portare ad un sicuro aumento di turistti nella città degli etruschi, ma non solo, avrebbe creato nuovi posti di lavoro per i giovani di Volterra. La base d’asta non era affatto diversa rispetto a quella che era stata precisata all'interno del primo bando di gara pubblicato a maggio 2014. Si parla, infatti, di una cifra pari ad un milione e 340mila euro per prendere un immobile e cercare di creare una foresteria o un albergo.
Si pensa che la pubblicazione del bando a ridosso delle festività abbia danneggiato l'evento
La pubblicazione del bando vicino le feste di Natale sicuramente ha danneggiato in qualche modo l'asta condotta a favore del Santa Chiara. Questo era il dubbio del presidente Renato Bacci. La crisi, probabilmente, è anche quella del mercato immobiliare, che come sappiamo, negli ultimi tempi, non spinge all'acquisto. Alcuni pensano che potrebbe, invece, trattarsi di una scelta strategica, in quanto, grazie al fatto che la seconda asta è andata deserta, si potrebbe vendere il Chiarugi non più mediante gara di vendita, bensì con trattative private che portano alla contrattazione.
E' stato anche disegnato un vero e proprio progetto sul Chiarugi
Tutti gli imprenditori interessati potrebbero aver atteso questo momento per intervenire, sicuramente più conveniente. Sulle responsabilità delle Fonti Group che sul vestito del Chiarugi hanno già da tempo preparato un progetto e nei confronti dei quali l’azienda partecipata dal Comune possiede ancora, attualmente, un credito non certo da poco conto. Ovvero, stiamo parlando di circa 134mila euro per una fideiussione non riscossa.