La rinnovata faccia della ristrutturazione aziendale
Si è rimosso ufficialmente il termine 'fallimenti' utilizzando un più fair “liquidazione giudiziale”, e con tale gesto si apre un futuro pieno di novità per le imprese in difficoltà. L'obiettivo non è più agire quando il quadro è davvero compromesso ma intervenire tempestivamente per risollevare le società in crisi finanziaria prima che sia troppo tardi. Dopo anni di gestazione, lo scorso 15 luglio è entrata in vigore la legge che ha dato un gran da fare a commercialisti e avvocati, nota con il nome di 'Codice della crisi e dell'insolvenza'. Vediamo nel dettaglio, alla luce delle modifiche apportate dalla riforma legislativa, in cosa consiste il nuovo piano delle ristrutturazioni aziendali.
La gestione della crisi secondo i segnali di difficoltà
L'associazione delle Camere di Commercio, Unioncamere, ha ideato una piattaforma informatica che ha la funzione di test preventivo per le imprese in difficoltà. Questo primo passo la dice lunga su un sistema del tutto nuovo, che non si limita a misurare lo stato di salute delle aziende ma anzi ha la prerogativa di riportarle in bonis prima di ogni possibile intervento. Il principale dato di riferimento per intervenire tempestivamente è l'osservazione attenta dei cosiddetti 'segnali di crisi', indici che possono evidenziare con facilità una sofferenza della società. Ci sono voluti anni per individuare il comune leit motiv delle imprese in crisi e, dopo continui ritocchi, si è arrivati a un disegno strutturato. Sono stati nominati ben 3.557 esperti, dei quali circa l'80% è costituito da commercialisti. Il loro compito è quello di affiancare le aziende nella lotta alla crisi. Gli eletti si sono poi direzionati verso gli elenchi regionali e da qui abbiamo:
• 18.7% per la Lombardia; • 12.3% per la Toscana; • 10.77% per l’Emilia-Romagna; • 10.35% per il Veneto. Oltre ai commercialisti, anche gli studi legali hanno indagato i vari meccanismi della crisi e studiato come arrivare a strumenti efficienti per poterla fronteggiare. Il loro piano di azione prevede un doppio intervento, in quanto devono gestire sia l'interesse dei debitori che quello dei creditori. Non solo gli avvocati, ma pure gli stessi tribunali e il fisco stanno mettendo in pratica rinnovati mezzi d'intervento per andare di pari passo con le nuove normative sulle insolvenze e i fallimenti. E poi ancora le banche, che hanno il dovere di non far mancare il credito durante le opere di composizione. La direzione sembra quindi essere la medesima per tutti: recuperare le aziende per tempo, prima che la crisi finanziaria le porti al collasso. Non si è più portati, come succedeva un tempo, ad agire in prossimità del fallimento.
Il nuovo piano di azione
Sandro Pettinato, vicesegretario e coordinatore all'interno dell'associazione Unioncamere, conferma che se prese con largo anticipo, circa un 30% delle aziende fallite avrebbero potuto salvarsi. Si calcola infatti che il momento buono per fronteggiare il declino di un'impresa si attesta intorno ai due anni, da associare a strumenti di azione mirati. Uno tra questi è la composizione negoziata, che consente all'imprenditore in condizione di squilibrio patrimoniale, di risanare l'impresa con il supporto di un esperto indipendente, in grado di agevolare le trattative con i creditori interessati. Il nuovo Codice recepisce integralmente le direttive europee Insolvency. Dopo la composizione negoziata, un altro metodo approvato dal nuovo piano di ripristino aziendale è la ristrutturazione agevolata. Si tratta di un accordo a cui aderiscono anche i creditori, in misura minima del 30% diversamente dal vecchio 60%, se il debitore non adotta misure protettive. Vi è poi l'accordo a efficacia estesa, il quale prevede la possibilità per il debitore di pianificare l’uscita dalla crisi d’impresa: così facendo i creditori vengono suddivisi in categorie formate in base all’omogeneità degli interessi economici e della posizione giuridica. Il debitore, servendosi di questo accordo, può anche imporlo ai dissenzienti, purché essi rappresentino il 75% dei crediti della propria categoria. Inoltre, gli accordi di ristrutturazione a efficacia estesa non rappresentano un’opportunità riservata solo all’impresa indebitata nei confronti di banche e istituti di credito. Essi diventano un vero e proprio supporto utilizzabile con tutti i creditori.
Il piano di ristrutturazione soggetto a omologazione
Una grande novità delle ristrutturazioni aziendali è rappresentata dal piano soggetto a omologazione, una procedura del tutto nuova che entra a pieno titolo nella regolazione della crisi e delle insolvenze. Si tratta di un sistema fondato su quattro punti principali:
- l’imprenditore è responsabile degli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione, ed è perciò dotato di una nuova libertà gestionale;
- il patrimonio del debitore costituisce la garanzia patrimoniale dei creditori e non può ritirarsi da tale funzione: a prescindere dal rispetto della par condicio creditorum, si garantisce la massima autonomia nel soddisfacimento dei creditori;
- il piano deve essere adottato con il voto di tutte le classi dei creditori, così da ridurre al minimo l’intervento del giudice;
- i creditori vengono tutelati dalla obbligatorietà che la proposta venga approvata da tutte le classi di creditori. Per di più, quelli dissenzienti devono comunque ricevere non meno di quello che potrebbero ottenere in sede di liquidazione giudiziale.
Incoraggiare il prosieguo della vita d'impresa: la figura dell'imprenditore
La nuova legge regolatrice dei fallimenti (ovvero liquidazioni giudiziali) e delle insolvenze mostra quindi in modo spiccato la sua inclinazione all'incoraggiamento verso la remise en forme aziendale. In poche parole, si incoraggia sempre la vita d'impresa, tanto che è previsto anche un concordato semplificato per la cessione a soggetti terzi della ditta. L’azienda, infatti, dopo una composizione negoziata che non ha dato buoni frutti, può essere risollevata senza bisogno di passare attraverso i creditori. A patto però che il concordato venga approvato dal Tribunale. Tutte le figure che ruotano intorno alle aziende sembrano aver dato fondo a un grande sforzo con l'introduzione delle nuove normative. Dal canto suo anche l'imprenditore deve garantire un assetto contabile, amministrativo e organizzativo impeccabile. Lo scopo è quello di individuare squilibri di carattere economico e patrimoniale, ricavare le informazioni utili al test pre-risanamento e garantire la continuità produttiva per almeno 12 mesi. A parte un giudizio a priori, la gestione d'impresa non risulta essere sindacabile dalle autorità giudiziarie. Come nella composizione negoziata, gli atti compiuti dall’imprenditore non sono né nulli né inefficaci perché egli ha pieni poteri sia di ordinaria che di straordinaria amministrazione.