Una voragine da 78 milioni di euro. E' quella 'scavata' dall'epidemia globale Covid-19 nel mondo della cultura statale. A tanto, infatti, secondo i calcoli dell'Istat, ammonterebbe l'incasso fantasma dei musei italiani a causa del coronavirus e del conseguente lockdown. La chiusura forzata dei siti in tutta Italia avrebbe provocato, tra marzo e maggio 2020, la perdita di ben 19 milioni di visitatori. Nello stesso trimestre dello scorso anno le strutture museali statali avevano registrato oltre 17 milioni di visitatori, realizzando introiti lordi per 69 milioni di euro. E per il 2020, secondo le stime dell'Istituto di statistica, era attesa una crescita superiore all'8% per quanto riguarda il numero dei visitatori e del 12,8% alla voce 'introiti lordi'. In base al censimento del 2018 il patrimonio culturale statale conta 460 tra musei, aree archeologiche e monumenti. Quattro su dieci sono musei e gallerie (42,2%). Più della metà delle strutture (53,3%) risulta localizzata in quattro regioni: Lazio, Campania, Toscana ed Emilia-Romagna. I primi 10 comuni per numero di musei e istituti similari statali sono Roma, Firenze, Napoli, Bacoli, Parma, Ravenna, Siena, Trieste, Venezia e Arezzo. Quasi 55 milioni di persone hanno visitato le strutture statali nel 2019, con un incasso di quasi 243 milioni di euro. Lazio, Campania e Toscana raccolgono quasi l’80% del pubblico e degli incassi del 2019. I monumenti e le aree archeologiche accolgono più della metà del totale dei visitatori (quasi 29 milioni). Un quarto delle persone (14 milioni) si concentra nei musei mentre il 21,3% (quasi 12 milioni) ha acquistato un biglietto integrato per visitare le strutture di circuiti museali (82,9 milioni di euro di introiti). Per via della serrata imposta dalla pandemia e dai Decreti ad essa collegati, molti siti hanno offerto gratuitamente agli utenti bloccati in casa dalla quarantena la possibilità di visitare virtualmente collezioni, musei e gallerie. Ma non tutti hanno potuto farlo perché in base al censimento del 2018, solo un museo a titolarità statale su dieci (11,5%) dispone di un catalogo scientifico digitale delle proprie collezioni; di questi, soltanto il 20,8% ha digitalizzato tutto il materiale e soltanto il 6,1% ha reso accessibile il catalogo online. Vanno meglio la comunicazione e l’informazione online: il 43,7% ha un sito web dedicato e il 65,9% possiede un account sui più importanti social media.