E’ difficile pensare che un Comune di 64 mila abitanti accumuli in poco tempo un disavanzo d’amministrazione di 53 milioni di euro, che saranno 90 milioni grazie alla mala gestione delle società partecipate, le quali hanno sul groppone 359 milioni di debiti, di cui 187 direttamente a carico del Comune stesso? Sì, ed è successo. Si tratta del Comune di Viareggio, ormai vicino alla bancarotta, da Aprile non paga più i contributi alla Fondazione Carnevale che l’anno prossimo rischia di non fare i corsi mascherati, e nemmeno al Festival Puccini in svolgimento a Torre del Lago.
L’allarme bancarotta risale allo scorso Gennaio
L’allarme bancarotta risale a Gennaio scorso quando il dirigente dei servizi ispettivi del Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) ha analizzato con massima attenzione i conti del municipio e delle sue partecipate dal 2009 al 2013. A quel punto la nuova giunta di Leonardo Betti, un bicolore Pd con una lista civica legata ai pub della movida, ha dovuto prendere un nuovo ragioniere capo, il dottor Salvatore Santoro, e un nuovo assessore al bilancio, Lorenzo Bertoli contabile dell’Asl Versilia, che coi revisori dei conti hanno verificato le scritture e riconciliato le partite delle società partecipate dal Comune.
Si sono susseguite una serie di lotte politiche, al termine del quale il consiglio comunale ha definitivamente messo in liquidazione la Centro congressi Srl che, al complesso Principe di Piemonte (nessun riferimento all’omonimo hotel), ha accumulato circa 3 milioni di debiti con due banche e con un’altra partecipata del Comune, la Patrimonio Srl. La Patrimonio dal canto suo ha un deficit di circa 14 milioni, negli ultimi 6 anni non è riuscita a riscuotere circa 22 milioni di tasse locali (Ici e Tia-rifiuti) evase da famiglie e aziende, e nel 2011 ha fatto un’operazione di riduzione del capitale di 4 milioni mai però versati al municipio: operazione contestata dal Mef e dalla Corte dei conti.
La Corte ha anche cercato di rimpinguare il disavanzo comunale del 2012, portandolo da 1,5 a 8,9 milioni, per somme vincolate mai ripristinate dalla precedente amministrazione di centrodestra guidata dal sindaco e medico Luca Lunardini. Il quale dimezzò comunque i circa 168 milioni di mutui lasciati dal suo predecessore del Pd, Marco Marcucci.
Quali manovre hanno generato il dissesto con il rischio di bancarotta
Numerose sono le liti politiche che si sono susseguite. Come quelle che hanno riguardato l’esattore dei parcheggi a pagamento, la Mover, che negli ultimi ha visto l’ingresso di un socio privato e che ha versato al Comune un aggio straordinario di 3 milioni, di cui però non si trova più traccia. E anche la Porto Spa, oberata da 1 milione di vecchia Imu imprevista sugli ormeggi turistici, rischia la liquidazione mentre con la precedente privatizzazione cassata dal Consiglio di Stato Ferragamo Group deve ancora riavere circa 10 milioni. Dulcis in fundo, la relazione del Mef ha evidenziato circa 23 gravi irregolarità contabili, tra cui il pagamento di incentivi e premi al personale non dovuti, e per i quali anche le rappresentanze sindacali rischiano di essere messe in mora dalla Corte dei conti: è per questo che dalla prossima busta paga questi premi e incentivi non saranno più pagati ai 507 dipendenti comunali. Da Gennaio, si attendono, invano, i prepensionamenti come primo atto di risanamento, perché parte della giunta Betti non vuol mandare via il dirigente dei lavori pubblici, anche questi finiti tra le critiche del Mef. In 5 anni l’amministrazione, con un buco in bilancio sempre più ampio, ha fatto ricorso a 327 milioni di euro di anticipazioni di tesoreria con lauti interessi, oltre a quelli sugli immancabili derivati. Adesso è necessario un piano di risanamento decennale con tasse al massimo e tagli forzati alla spesa corrente: a cominciare dall’impossibile bilancio preventivo 2014, dal quale devono essere eliminate spese per oltre 9 milioni di euro. Era molto più semplice scegliere la bancarotta.