La cooperativa operaia, come abbiamo già potuto osservare, sta andando verso il fallimento su richiesta della Procura, 103 milioni di perso, 600 dipendenti in bilico e 17mila soci rimasti in attesa, per ora, del nulla. Mille di questi vogliono richiedere un risarcimento alla Regione Friuli Venezia Giulia, mentre altri studiano una class action nei confronti delle Coop a cui potrebbe partecipare anche il Comune di Trieste.
Cosa è accaduto Lunedì 27 ottobre
Luned' 27 ottobre, l’aula del Tribunale civile del capoluogo giuliano sotto il quale nel frattempo protestavano centinaia di risparmiatori, è stata il luogo del’udienza sulla richiesta di fallimento presentata dai pm Federico Frezza e Matteo Tripani per le Coop Operaie di Trieste, Istria e Friuli. L’inchiesta partita una settimana, ha sotto indagine, per falso in bilancio l’ex presidente Livio Marchetti presente da dieci anni prima di essere escluso dai pm. Sotto l'attenzione dei magistrati sono finite delle operazioni immobiliari infragruppo che sono state effettuate per “gonfiare il patrimonio netto e rientrare solo fittiziamente nei parametri per il prestito sociale“, come evidenziato nell’atto della Procura triestina reso noto dal quotidiano Il Piccolo. In base all’attuale disciplina la raccolta di risparmio tra i soci delle coop, il prestito sociale, la quale si deve limitare ad una cifra non superiore a cinque volte il patrimonio stesso della cooperativa.
Scoppia il caso sul fenomeno dei prestiti sociali
Il prestito sociale per le coop vale quasi 11 miliardi ma non è tutelato visto che le cooperative non sono banche e non dovrebbero agire come soggetti finanziari. Stando all’accusa la Coop Operaie ha compensato le perdite degli ultimi sette anni, pari a 37 milioni, con i proventi di cessioni avvenute solo sulla carta. Infatti, questi, venivano venduti a società del medesimo gruppo. Il trucco è ben usato anche in borsa.
A bilancio sono stati inseriti guadagni netti, plusvalenze “per 15 milioni su vendite di immobili ceduti internamente a società controllate al 100 per cento”. Ciò ha permesso alla coop di resistere nonostante ciò che il consulente tecnico incaricato dalla procura definisce “uno scenario di precaria condizione finanziaria”. Che si sostiene, appunto “sostanzialmente sul mantenimento del prestito sociale, il quale rappresenta la maggior parte delle passività finanziarie di breve periodo”. Da ciò è stata lanciata la richiesta di fallimento, su cui il tribunale dovrebbe esprimersi martedì. Anche se l’amministratore giudiziario Maurizio Consoli ha nel frattempo messo a punto un piano di salvataggio che vedrebbe Coop Nordest intervenire in soccorso della cugina friulana acquistando per 70-80 milioni il centro commerciale Torri d’Europa, sul quale c'è già un diritto di prelazione successivo ad un finanziamento concesso a Coop Operaie che dovrebbe essere restituito entro fine anno.
E' stata disposta la sospensione dei rimborsi
I 103 milioni dei risparmiatori, ormai, ci sono solo sulla carta: Consoli ha ordinato la sospensione dei rimborsi “per salvare la società e conservarne il patrimonio”. Ciò vuol dire che i 17 mila soci prestatori non possono ritirarli. E il prestito sociale non è stato garantino fino a 100 mila euro, come invece i depositi bancari, bensì solo per una somma pari al 30% di quanto versato.
In tal caso a garanzia c’è una fidejussione concessa da Banca Generali. Per tale quadro è necessario aggiungere che la Regione guidata dalla vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani in base a una legge del 2007, deve vigilare sull’attività delle cooperative. Successivamente il fatto che le irregolarità di gestione non sono emerse durante le revisioni svolte dal 2007 al 2013 “su incarico di Confcooperative o della Lega delle Cooperative“, come riferito dal vicepresidente della Giunta regionale Sergio Bolzonello, non fa venire meno le responsabilità politiche.
Da qui è nato lo scontro alla regione, con il capogruppo di Sel Marino Sossi che in Consiglio comunale ha chiesto se a fare le revisioni fosse “l’usciere della Regione” e il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Riccardo Riccardi che ha presentato un’interrogazione per sapere “quali urgenti iniziative la Regione intenda assumere per tutelare i risparmi di 17mila consumatori triestini e gli oltre 600 dipendenti delle Cooperative Operaie di Trieste Istria e Friuli”.
Serracchiani ha fatto sapere di giudicare “opportuno e apprezzabile l’intervento della Procura” e di essere “a disposizione” per “rassicurare i prestatori sociali, i cooperatori e i lavoratori”. Per le opposizioni è stata unana disponibilità tardiva e insufficiente. Il consigliere M5S Paolo Menis ha effettuato un invito aiprestatori per rivolgersi a un avvocato e a “valutare la possibilità di intentare un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori e dei sindaci della cooperativa”, ma anche “della Regione, per mancata vigilanza”. I soci come già detto si stanno movendo per la class action contro le Coop “capitanata dal Comune”. Ma il sindaco Roberto Cosolini (Pd) non si esprime a riguardo.