Telis presenta lo scorso lunedì a Roma una nuova istanza per essere ammessa al concordato in continuità. Era già accaduto a dicembre 2013, quando mancavano circa nove mesi dall’incendio del 19 marzo che aveva mandato in fumo il capannone all’interno del comprensorio ex Olivetti. Se la procedura dovesse partire, il debito sarebbe bloccato, e stando a quanto previsto dalla legge, l’azienda dovrebbe riuscire a presentare il piano industriale.
Il piano per salvaguardare i lavoratori Telis
A Scarmagno, i lavoratori sono rimasti in 170. Successivamente, a fine anno, poco più di trenta aevano subito un licenziamneto per passare alla nuova ditta alla quale era stato affidato il magazzino Olivetti, gli altri sono andati tutti in cassa integrazione. La cassa integrazione è stata rinnovata a metà febbraio e avrà una durata cinque mesi. Nel sito di Strambino, sono state trasferite le produzioni, ci sono poi non molte unità mentre il sito di San Giusto è, a tutti gli effetti, un magazzino dove non ci sono attività. Il sito di Roma con sessanta addetti si è arrestato, mentre qualcosa continua a muoversi a Pagani con cinquanta addetti.
La stessa Olivetti come altri clienti, si erano sganciati, affidando in questo caso la gestione del magazzino di Scarmagno a Teklog, operatore logistico del Novarese.
La richiesta di concordato fu bocciata a dicembre 2013
La richiesta di concordato del dicembre 2013 era stata rifiutata nella fine dello scorso luglio, a causa di vizi procedurali. Era stato, infatti, richiesto addirittura il fallimento della società. La situazione vede i poveri lavoratori fissi in cassa integrazione senza capire quale sarà il loro futuro.
Gianni Tarena, delegato Fiom, spiega «Davvero non riusciamo a comprendere - dice -. L’unica cosa certa è che ormai da due anni siamo in una situazione assurda». A febbraio c'era stato un incontro con la Regione per l’accordo sulla cassa i in deroga, era stato fissato un altro appuntamento a breve, per comprendere le prospettive. E già in quella sede, Telis aveva annunciato di occuparsi di un nuovo progetto di concordato. Era stato anche detto che i debiti erano pari a 48 milioni. Una cifra molto particolare.
Alberto Mancino, segretario Uilm del Canavese, doce: «La vicenda Telis è paradossale. E non lo dico da oggi. Non avevamo ancora una data per il tavolo in Regione e la notizia della presentazione dell’istanza di concordato è quindi la buona occasione per provare a parlarne di nuovo. Perché io credo che sia venuto il momento di porre, di nuovo e in maniera forte, il concetto di vertenza territoriale che ruota attorno a quello che è stato e che è il mondo Olivetti. Celltel, oggi Telis, viene da Olivetti. Innovis, dove ci sono dei problemi, oggi dentro il perimetro Comdata, è nata dalla stessa ristrutturazione Olivetti da qui è scaturita anche Celltel. Olivetti stessa sta preparando un piano industriale dopo il dietro front della fusione con Telecom Italia digital. Tutte hanno a che fare con Telecom. Io credo che la questione vada affrontata collettivamente». Fabrizio Bellino, funzionario Fiom, dichiara: «Su questa storia ne abbiamo sentite e viste davvero tante. E ora, su questa nuova mossa dell’azienda, cercheremo con i nostri avvocati di saperne di più».
Si attende nel frattempo l'udienza preliminare del 26 marzo.
A Milano, invece, la Seat è uscita dal concordato e sembra essere ormai risanata
Almeno queste sono le parole dell'amministratore delegato Vincenzo Santelia. L'utile netto tornerà solo nel 2018.
Il 2014 si chiude con un fatturato di 388,9 milioni calante del 18,1% rispetto al 2013. Più che dimezzato anche l'Ebitda, a 32,6 milioni (-63,5%) mentre l'Ebit è risultato negativo per 25,5 milioni, contro un rosso di 234,4 dello scorso anno. Solo "contabile" l'utile di 1,37 miliardi, trasformato direttamente in azioni della società.
La Seat, dunque, dopo aver trasformato i creditori in azionisti ora non ha più debiti, a parte un leasing pari a circa 70 milioni. In questo modo potrà tornare ad occuparsi di business senza pensare ai debiti. Per il 2015 il piano industriale prevede un Ebitda di 12 milioni, con un calo di riferimento rispetto all'attuale.
Anche il fatturato andrà in calo e potrà incominciare a salire solo dal 2016. "L'azienda ha un'inerzia molto lunga per i ricavi", ha spiegato Santelia, per cui la ripresa dell'attività commerciale che si registra dal 2014 avrà impatto "parziale sui conti dal 2016" ma, ha spiegato il top manager, "abbiamo centrato gli obiettivi del piano e per la cassa siamo andati oltre il piano".
Attualmente Seat ha due azionisti che stanno insieme controllando circa il 55-56% del capitale – ovvero la Goldentree e Avenue capital (Marc Lasry) - fondi specializzati in ristrutturazioni. Probabilmente l'amministratore delegato verrà riconfermato.