Il codice della crisi di impresa, che sarebbe dovuto entrare in vigore con le varie modifiche nel settembre 2021 e ora rimandato al 2022, servirebbe a introdurre la procedura di allerta che precede una crisi, con lo scopo di anticipare e cercare di prevenire lo scoppio di quest'ultima. La prevenzione della crisi consisterebbe in un'analisi approfondita dei problemi dell'impresa nel tentativo di individuarne le cause ed eventuali soluzioni possibili e incentivando inoltre il raggiungimento di un accordo con i creditori. Secondo il codice, l'imprenditore, notando grossi squilibri di carattere patrimoniale, reddituale o finanziario, si deve attivare per tempo nell'attivazione della procedura di allerta, che verrebbe poi presa a carico da enti quali Inps, Agenzia delle Entrate e agente di riscossione.
In cosa consiste precisamente il codice della crisi?
Il codice della crisi dovrebbe di fatto fare attivare una serie di misure volte a evitare il fallimento finale dell'azienda. Gli strumenti di regolazione della crisi che la riforma prevede sono molteplici. In primo luogo, si tratta di cercare di redarre dei piani di risanamento volti a risolvere la situazione debitoria dell'impresa ristabilendone l'equilibrio finanziario. Per fare ciò, è prevista anche la stipulazione di accordi con i creditori per la ristrutturazione dei debiti. A seconda del tipo di creditore, inoltre, si potranno stabilire accordi di ristrutturazione agevolati oppure a efficacia estesa, in base alla natura del debito. Infine, sono previste anche delle convenzioni di moratoria da attuare tra l'imprenditore e i suoi creditori per disciplinare provvisoriamente gli effetti della crisi, stabilendo scadenze, rinunce e sospensioni.
Il codice della crisi di impresa è di fatto una riforma della legge fallimentare che oltre all'introduzione delle procedure di allerta di cui sopra, prevede anche una modifica terminologica per la definizione dello stato di crisi di un'azienda. Al posto di fallimenti, si parlerà infatti di liquidazione giudiziale, considerato un termine meno negativo per definire quella che è la fine di un'impresa. Ovviamente tramite le procedure di allerta messe in atto si tende a voler evitare questo finale e a intervenire tempestivamente. L'utilizzo della nuova terminologia è inoltre maggiormente conforme a ciò che avviene negli altri paesi europei. Un'ulteriore novità introdotta è la continuità aziendale, dando priorità alle proposte che permettano il superamento della crisi senza cambiamenti troppo repentini.
Lo slittamento al 2022
Sembrava già tutto pronto, quindi perché l'introduzione delle novità è stata posticipata alla primavera del 2022 anziché al settembre 2021 come era previsto? Ci sono varie cause che hanno portato a questa decisione. In primis, si vorrebbe modificare ulteriormente la direttiva di modo che sia uniformata alle regolamentazioni in vigore negli altri paesi della comunità europea. Piuttosto che introdurre una nuova riforma che avrebbe dovuto essere presto modificata nuovamente, si è quindi preferito aspettare per apporre le ultime modifiche necessarie. Anche per i professionisti, prepararsi ai cambiamenti introdotti dal nuovo codice della crisi di impresa non è certo cosa da poco, in quanto è necessario del tempo per adeguare le proprie conoscenze.
Oltre alle motivazioni già sul piatto, a far pendere la bilancia dalla parte di uno slittamento si è aggiunta anche la recente pandemia da coronavirus, che ha lasciato tutti sfiancati e portato molte più aziende sull'orlo della crisi. Introdurre quindi dei cambiamenti subito dopo una situazione del genere, avrebbe potuto creare maggiori problemi alle imprese invece che aiutarle. In una fase storica del genere, costringere le aziende a fare i conti, oltre che con i problemi causati dall'emergenza sanitaria, anche con tutta una serie di modifiche legate alla riforma della legge fallimentare quale è il codice della crisi di impresa è sembrato del tutto inopportuno. Per questo motivo si è quindi deciso di rimandare la riforma al 2022.
È davvero colpa della pandemia?
Come già accennato, l'emergenza sanitaria da cui pian piano stiamo finalmente uscendo non è l'unico motivo che ha portato alla decisione di far slittare l'entrata in vigore del nuovo codice della crisi di impresa al 2022. La necessità di far uscire un decreto uniforme con gli altri paesi della comunità europea e che non dovesse subire nuove modifiche poco tempo dopo la sua uscita ha infatti anch'essa avuto un ruolo fondamentale in questa decisione. Tuttavia, è innegabile che la pandemia da coronavirus non abbia avuto un ruolo centrale nella scelta di rinviare alla primavera del 2022 l'entrata in vigore del codice della crisi di impresa, influenzando pesantemente le decisioni dei legislatori.
L'emergenza sanitaria da Coronavirus ha infatti impattato in maniera decisiva l'economia del paese e l'andamento delle imprese, andandosi di fatto a sommare a eventuali criticità già esistenti. Se contiamo il fatto che molte delle imprese interessate non erano comunque ancora preparate all'attuazione delle procedure di allerta previste dal codice della crisi di impresa, l'entrata in vigore di questa riforma proprio appena dopo la crisi sanitaria che ha visto tutti coinvolti avrebbe solo rischiato di peggiorare la situazione economica di molti, anziché migliorarla. Senza contare poi il fatto che la crisi sanitaria non è ancora del tutto risolta e che non siamo al corrente dei risvolti che ci saranno entro fine anno.
Quali saranno le nuove modifiche?
Rispetto a quanto già dichiarato, il codice della crisi di impresa non subirà grosse modifiche, ma certamente vedrà qualche cambiamento volto a uniformarsi alle direttive in vigore negli altri paesi della comunità europea. Inoltre, si ipotizza anche la riformulazione di un nuovo decreto di legge che tenga conto della situazione difficile che le imprese stanno vivendo in questo periodo. È inoltre possibile che per lo stato di allerta saranno incluse anche ulteriori imprese rispetto a quelle attualmente coinvolte. Tuttavia, al momento le modifiche che verranno apposte rispetto alla versione che sarebbe dovuta uscire quest'anno non sono ancora state dichiarate e non ci resta dunque che attendere delucidazioni da parte di fonti ufficiali.
In conclusione, cosa aspettarci dal codice della crisi di impresa
Ricapitolando, il nuovo codice della crisi d'impresa sarà volto alla prevenzione del fallimento dell'azienda, che prenderà però il nome di liquidazione giudiziaria. Per fare ciò, è prevista l'attuazione di una serie di procedure che aprono lo stato di allerta di un'impresa. Tramite questi, grazie all'aiuto di enti intermediari, si potranno trovare degli accordi con i creditori, evitando un ulteriore accumulo di debiti che porterebbe appunto al fallimento. L'apertura dello stato di allerta è però una procedura alquanto complicata e richiede l'aiuto di professionisti. In un periodo come quello che stiamo vivendo ora, in cui le aziende sono già alquanto provate, si è voluto evitare di introdurre nuovi cambiamenti e si è quindi deciso di attendere la primavera 2022.