A Gorizia, le parole di Alberto D’Agosto vanno a favore dell’inchiesta ai suoi danni «Tutte le aste pubbliche che c’erano qua in giro...che magari andrò anche dentro...però le ho portate via tutte. Io, dove sto gareggiando in asta pubblica con un gruppo, mi sono fatto su un gruppo, le sto prendendo tutte». Gli appalti erano truccati: le imprese che vi partecipavano, i contenuti delle offerte e le percentuali di ribasso.
Molti sono gli imprenditori finiti sotto inchiesta. Tutto si svolgeva secondo modelli organizzativi predefiniti, stando a ciò che dice il Gip Paola Santangelo.
I compiti erano divisi secondo criteri territoriali, rapporti commerciali e di conoscenza con i titolari delle imprese.
Venivano prima individuate le gare a cui partecipare, presi i contatti con il responsabile del procedimento o dell’ufficio tecnico del singolo, si capiva se il medesimo era pronto a collaborare o meno.
Seguivano una serie di contatti telefonici per concordare strategie, percentuali delle offerte e gruppi di imprenditori.
Stando a ciò che ha rilevato la Guardia di Finanza, tali condotte hanno generato un profitto ingiusto i cui danni non sono quantificabili, in quanto non si può simulare a posteriori una gara d’appalto con i suoi effetti discorsivi.
Un’idea la si può avere se si fa riferimento agli scostamenti delle percentuali dei ribassi. Il Gip Santangelo ha citato i numerosi appalti finiti sotto l’inchiesta degli inquirenti. Tra questi, solo per fare qualche esempio, la pista ciclabile di via Marano, la cui costruzione è stata affidata nel 2010 dal Comune di Carlino; l’eliminazione dell’intersezione a raso in località Picchi (Latisana) mediante la realizzazione di una rotatoria lungo la strada regionale 354 per Lignano per un importo dei lavori di 719mila euro. La gara d’appalto del 2011 sul Comune di Prato Carnico, con la costruzione della strada forestale Nauscel-Pitim-San Giacomo. E così via.