Fondata nel 1902, l'azienda di chitarre elettriche di Nashville si è appellata al capitolo 11 del Codice fallimentare americano per tentare di ripagare gli oltre 150milioni di debiti. Ma la produzione proseguirà
Gibson, una delle più famose aziende americane di chitarre elettriche, è finita sotto una montagna di debiti, circa 150milioni di dollari. Per tentare di salvare una delle più antiche imprese del settore, Gibson è stata fondata nel 1902 in Tennessee, il Consiglio dei creditori ha fatto ricorso al capitolo 11 del Codice fallimentare degli Stati Uniti. Gibson ha spiegato che non chiuderà né smetterà di produrre chitarre elettriche, ma che riorganizzerà la società smantellando la divisione che produce cuffie, casse e altri accessori elettronici a marchio Philips. Proprio l'acquisto per 135 milioni del comparto audio, avvenuto nel 2014, sarebbe una delle cause del default. Non a caso i creditori vogliono la testa del CEO Henry Juszkiewicz, considerato la mente dietro a quell'operazione nefasta. Ora il controllo della società passerà ai debitori, che rileveranno tra le altre le quote di Juszkiewicz, che ne detiene il 39 per cento e che comprò l’azienda nel 1986. Gibson avrebbe già trovato accordi con i creditori per restituire circa il 69 per cento dei propri debiti, attraverso un piano definito dal capitolo 11. A partire dagli anni Cinquanta l'azienda di Nashville ha progettato e costruito alcuni dei modelli più famosi di chitarre elettriche di sempre, che hanno fatto la storia della musica rock: soprattutto la Les Paul, la SG, la E-335 e la Flying V. A usare le Gibson sono stati alcuni dei più celebri chitarristi rock di sempre, da Jimmy Page a Chuck Berry ad Angus Young a Slash. Insieme a Fender, storica azienda rivale, per decenni Gibson si è spartita larga parte del mercato delle chitarre elettriche, che però recentemente ha subito una grave flessione. La progressiva perdita di rilevanza della musica rock nell’industria discografica, che ha interessato soprattutto le fasce più giovani della popolazione, ha provocato una grande riduzione dei ragazzi che vogliono imparare a suonare la chitarra elettrica. Come ha spiegato il sito Digital Music News, l’interesse per la musica tra i più giovani non è diminuito: ma la chitarra elettrica non è più uno strumento figo e attraente, in tempi di grande popolarità di generi come l’hip hop e la musica elettronica. Ne hanno fatto le spese anche Fender, che ha dovuto rinunciare a quotarsi in borsa nel 2012, e Guitar Center, la più grande catena di negozi di chitarre degli Stati Uniti, che ha accumulato 1,6 miliardi di debiti. Dal 2007 al 2017 negli Stati Uniti si è passati da vendere 1,5 milioni di chitarre elettriche a circa un milione.