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Protesti in forte calo nel 2015


Stando a quanto afferma l’ultima fotografia scattata da UnioncamereInfocamere sui dati raccolti dalle Camere di Commercio, tra il mese di gennaio e quello di dicembre dello scorso anno gli italiani hanno sperimentato protesti per 1,3 miliardi di euro di assegni e cambiali, con un buco che è minore di quasi un quarto rispetto a quello che era stato riscontrato nel corso del precedente 2014, quando invece il valore complessivo degli assegni e delle cambiali sulle quali era stato levato il protesto salì a quota 1,8 miliardi di euro e, soprattutto, la metà di quanto verificatosi nel 2013, quando invece il valore fu di 2,6 miliardi di euro.

Perché i protesti sono diminuiti?

Numerose sembrano essere le determinanti che hanno contribuito positivamente al contenimento del fenomeno. Secondo quanto sottolineato da Unioncamere, tuttavia, un cenno di particolare apprezzamento deve essere riposto nei confronti della maggiore prudenza degli italiani ad accettare degli impegni di pagamento come gli assegni e le cambiali, in uno scenario di evidente debolezza degli scambi che risente ancora degli effetti della lunghissima crisi.

Chi è stato protestato?

Dall’analisi di Unionecamere emerge altresì come oltre la metà del valore delle cambiali e degli assegni oggetto di protesto abbia in calce la firma di una società, con punte che superano il 60% in sette regioni su venti (in cima l’Abruzzo, con il 66,1%). Per quanto attiene ancora l’importo medio dei prestiti che hanno coinvolto un’impresa, il valore si è attestato a quota 3.486 euro, molto di più (circa il triplo) rispetto a quanto è stato riscontrato con riferimento all’importo medio per le persone fisiche (1.028 euro). Sempre con riferimento alla componente societaria di questo fenomeno, evidenziamo come la concentrazione maggiore di protesti per imprese, sul territorio, veda in testa alla classifica le regioni meridionali. Al primo posto di questa speciale lista vediamo infatti le imprese della Calabria, dove si registrano 18,1 protesti a carico di società ogni 100 imprese registrate nel territorio, seguita da Puglia (13,9 protesti per 100 imprese presenti sul territorio), Campania (12,9 protesti per 100 imprese presenti sul territorio) e Abruzzo (12,8 protesti per 100 imprese presenti sul territorio). In coda a questa classifica, con la sola esclusione della Lombardia, troviamo invece tutte le regioni dell'arco Alpino: dal Trentino - Alto Adige (1,9 protesti per 100 imprese presenti sul territorio), alla Valle d'Aosta (2,7 protesti per 100 imprese presenti sul territorio), al Veneto e Friuli - Venezia Giulia (entrambe con 3,3 protesti per 100 imprese presenti sul territorio), per chiudere con Liguria (3,4 protesti per 100 imprese presenti sul territorio) e Piemonte (3,7 protesti per 100 imprese presenti sul territorio). Il trend dei protesti, per quanto non si abbiano ancora dati ufficiali consuntivi e camerali per questi primi tre mesi del 2016, dovrebbe continuare in graduale e continua attenuazione anche nel corso dei prossimi mesi. Continueremo ad aggiornarvi, non appena verranno pubblicate nuove stime attendibili sull’evoluzione dei titoli di credito oggetto di protesto.


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