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Perché la società dei trasporti pubblici di Roma rischia di fallire


Il direttore generale Bruno Roma parla di una "situazione compromessa" e vorrebbe accedere al concordato per ristrutturare un debito che impedisce la manutenzione dei bus. Stipendi a rischio

In questi giorni sulle pagine dei giornali italiani è caldissimo il dibattito sul possibile fallimento di Atac, l’azienda dei trasporti pubblici romana. Un crac della società sarebbe un caso politico e sociale, con migliaia di posti di lavoro a rischio                                                           e i “mezzi” della Capitale che rischiano la paralisi. Vediamo                                                                 nei dettagli la vicenda.

Cos’è Atac

Atac è l’azienda dei trasporti romana. Gestisce autobus, filobus, tram, metropolitane, ferrovie regionali. Inoltre Atac ha servizi dedicati anche a scuole e diversamente abili, parcheggi e sosta tariffata, linone turistiche. La dotazione organica, aggiornata al 31 marzo scorso, è di 11.600 persone circa.

I conti dell'azienda

L’ultimo bilancio disponibile sul sito di Atac riporta, nella relazione generale, una perdita di 79 milioni di euro al 31 dicembre 2015. Un dato che era pure considerato positivo, almeno in rapporto all’anno precedente quando la perdita registrata era di 141 milioni. Per questo si parlava di “un processo irreversibile di riequilibrio economico”. La speranza che filtrava due anni fa era quella di raggiungere il pareggio al 31 dicembre 2016, per poi passare in positivo nel 2017. Non è andata così: il dg Bruno Rota ha dichiarato che l’azienda è prossima al fallimento.

Chi è Bruno Rota

Rota ha 62 anni ed è un manager milanese, ha guidato a lungo l'Atm, azienda dei trasportii di Milano, che ad aprile era stato scelto dai Cinque Stelle, dopo un percorso aperto di selezione, per guidare l’Atac.  Rota a fine giugno avrebbe in sintesi visto i conti dell’azienda e fatto presente che la situazione è insostenibile e lo ha ribadito in due interviste, una al Corriere della Sera e l'altra al Fatto Quotidiano.

La situazione di Atac

Al Corriere della Sera Rota ha spiegato che Atac è “sepolta dai debiti” e la situazione “dell’azienda è pesantemente compromessa e minata, in ogni possibilità di rilancio organizzativo ed industriale, da un debito enorme acculato negli anni scorsi”. Il debito di Atac è di 1,350 miliardi. La questione economica si porta dietro i disservizi. Ad esempio secondo Rota non “si trovano fornitori disposti a darci credito” e a fare manutenzioni.

Il personale

Per quanto riguarda gli stipendi “ce la facciamo ricorrendo a misure eccezionali”, vale a dire un impegno al Comune di Roma che “non è ripetibile all’infinito”. Rota ha parlato anche di un alto tasso di assenteismo (attorno al 12 per cento nei primi mesi del 2017): “Il tema è far lavorare di più e meglio quelli che ci sono”, ha risposto quando il Corsera ha chiesto di ridurre le spese per il personale.  

Cosa vorrebbe fare Rota

Secondo la ricostruzione del Corriere della Sera già a fine giugno, di fronte ad un “debito catastrofico”, il dg aveva prospettato l’idea di portare i libri in tribunale. L’ipotesi è quella del concordato preventivo ma i tempi, insiste il dirigente, stringono. Rota lo ha detto chiaramente al Fatto Quotidiano: “Bisogna ristrutturare il debito”. Virginia Raggi, sindaco di Roma, si sarebbe detta disposta a ragionarci - questo sempre secondo quanto ricostruisce il Corsera - ma i tempi della politica non coincidono con quelli di un'azienda sull'orlo del baratro.

Le reazioni della politica

Le parole di Rota hanno scatenato un forte dibattito ma la politica non sembra voler contemplare, almeno per ora, la strada indicata dal manager lombardo. Enrico Stefàno, grillino e presidente della Commissione Trasporti di Roma Capitale, ha detto che “il mero elenco dei problemi non è sufficiente ad aggredirli e risolverli”. Stefàno ha ricordato che Rota “ha carta bianca per risanare l’azienda” e lo ha invitato a rimuovere “i dirigenti responsabili di questo disastro”. Ne è nata poi una polemica su Fb con lo stesso Rota. L’opposizione ha chiesto un consiglio comunale straordinario. Secondo Stefano Fassina, di Sinistra Italiana, non è solo il personale la causa del dissesto ma anche i mancati trasferimenti della Regione, la scarsa densità abitativa della Capitale rispetto a Milano che rende meno redditizio il trasporto, il traffico costantemente congestionato e senza corsie preferenziali. I Radicali sono intervenuti ricordando che da anni dicono che Atac  è “tecnicamente fallita” e chiedono che la giunta metta a gara il servizio per liberalizzarlo.


 

 


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