In seguito al protrarsi dell'emergenza pandemica, la CNA ha dichiarato che una ditta su tre presente sul territorio nazionale rischia di chiudere. Il fallimento di impresa è un fatto ormai sempre più comune nelle riviste finanziarie e non solo, sia online che offline. Ma che cosa ha portato a questo e altri dati statistici? Sarà possibile fare qualcosa per cambiare questa situazione? L'indagine dell'ente che si occupa del monitoraggio e della tutela delle compagnie da oltre cinquant'anni porta alla luce una possibile soluzione. Tuttavia, si parlerà anche di ulteriori misure per assicurare la continuazione della propria attività. Infine, si proverà a fare delle previsioni riguardo a un possibile scenario futuro post-pandemia.
Cos'è la CNA?
La CNA è la Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa. L'ente è attivo dal 1946 e conta più di 622.000 associati che impiegano oltre 1,2 milioni di dipendenti. Al suo interno, ci sono 10 unioni nazionali, dal CNA Artistico e Tradizionale al CNA Comunicazione e Terziario Avanzato. Inoltre, ha creato il CNA Pensionati, il CNA Cittadini e il CNA Bruxelles per le politiche comunitarie. Con le sue 19 filiali regionali e le sue 95 filiali territoriali, è nella posizione di monitorare l'economia italiana in generale. Ha dunque la possibilità di analizzare i casi di fallimento delle imprese in Italia con la maggiore accuratezza possibile (fonte: sito della CNA).
La mission della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa è assicurare che in Italia fare impresa sia gratificante. A questo scopo, l'ente punta a ottenere per le imprese una condizione di parità nei mercati, anche con la semplificazione della burocrazia. E questo è solo uno dei suoi obiettivi. Infatti, si occupa anche del rilancio del turismo, dello sviluppo dell'occupazione e degli investimenti nella formazione. Tra i risultati conseguiti, si annoverano la deducibilità integrale dell'IMU e la proroga dell'Ecobonus. Oltre a questo, c'è la soppressione del SISTRI, ovvero del Sistema di Controllo della Tracciabilità dei Rifiuti, con il Decreto-legge n.135 del 14 dicembre 2018 (fonte: sito della CNA).
La sua indagine
La Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, per il suo studio di questo mese, ha preso in esame oltre 5.000 imprese iscritte alla stessa. L'87% di queste imprese ha meno di 10 addetti. Questo dato, da solo, riflette l'attuale tendenza ad assumere sempre meno dipendenti. Tuttavia, è anche giusto osservare che le nuove assunzioni di personale sono disincentivate anche dal blocco dei licenziamenti in corso. Stando ai dati raccolti, il 54% degli intervistati ha fatto ricorso alla moratoria sui prestiti per poter fare fronte ai propri impegni. Il 63% ha invece ottenuto dei nuovi fondi grazie all'attivazione della garanzia pubblica sui nuovi finanziamenti (fonte: sito della CNA).
Rispetto al periodo pre-pandemia, oltre il 70% delle imprese ha visto diminuire il proprio fatturato. Di conseguenza, oltre il 50% del campione intervistato ha aumentato la sua esposizione debitoria con gli istituti bancari. Di questo 50%, il 12% l'ha aumentata di oltre il 10% e quasi 1 su 5 di oltre il 20%. Il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha rilevato che le moratorie attive ammontano a 126 miliardi di euro. Inoltre, i finanziamenti assistiti dalle garanzie pubbliche ammontano a 184 miliardi di euro. Questo significa che le misure straordinarie coprono ben 310 miliardi di euro di credito bancario (fonte: siti della CNA e del Ministero dell'Economia e delle Finanze).
I risultati
Per evitare che migliaia di casi di insolvenza abbiano luogo, sembra che la proroga della moratoria sui prestiti e della garanzia pubblica sui nuovi finanziamenti sia la sola soluzione percorribile. Questa conclusione è stata condivisa, tra gli altri, dal presidente della CNA Firenze Metropolitana, da Giacomo Cioni, e dal presidente della CNA Trentino Alto Adige, Claudio Corrarati. Il 73% delle imprese esaminate dalla CNA, in termini generali, ha infatti dichiarato che sarebbe un bene prorogare la suddetta moratoria. L'80%, invece, è favorevole alla proroga della garanzia pubblica. Il 56% sul totale degli intervistati è favorevole a delle misure che contribuiscano alla ristrutturazione dei debiti (fonti: sito della CNA e La Nazione).
Stando a questa indagine, un'azienda su tre, senza i finanziamenti, avrebbe avuto difficoltà a portare avanti la sua attività. Quasi la metà avrebbe addirittura rischiato di chiudere i battenti. Ma non solo. Un'azienda su due necessita di una maggiore liquidità. Questa situazione riguarda qualunque comparto dell'economia italiana, dalla ristorazione ai trasporti marittimi. Anche in seguito alle riaperture, il prezzo delle materie prime è aumentato. Inoltre, molte tasse hanno continuato a pesare sulle finanze delle imprese che hanno ripreso la loro attività. Si parla infatti di bolli auto e di assicurazioni. La CNA è determinata a rinegoziare i prestiti e i mutui con un maggiore credito e delle rate più basse (fonte: La Nazione).
Le iniziative delle imprese
Nel frattempo, le aziende si stanno attrezzando per dimostrare che agli istituti bancari che investire su di esse sarà conveniente e vantaggioso. Per cominciare, hanno riorganizzato la loro infrastruttura IT, puntando sui sistemi per la protezione dei dati sensibili e sulla cybersecurity in generale. Da una parte, si incentiva il lavoro da remoto. Da una parte, si viene incontro alle esigenze dei clienti attuali e potenziali che preferiscono ricorrere all'opzione degli acquisti di beni e servizi in forma digitale. Questi investimenti sono effettuati per soddisfare una visione aziendale a lungo termine, ma possono influire sul bilancio di imprese già provate dalla crisi economica generale e da altre problematiche (fonte: Business People).
La dichiarazione della CNA sarà confermata?
Quest'anno, il rapporto tra il debito pubblico e il PIL dovrebbe aumentare del 159,8%. L'anno prossimo, è previsto un calo al 156,22%. Il PIL dovrebbe aumentare del +4,2% quest'anno e del 4,4% l'anno seguente. Le soluzioni proposte dalle imprese intervistate dalla CNA, però, potrebbero non essere sufficienti. Se a queste si affiancano altri decreti a sostegno delle aziende che intendono riprendere la loro attività garantendo sia la sicurezza dei dipendenti che dei propri clienti, allora gli scenari futuri potrebbero essere particolarmente rosei. La maggior parte delle analisi sull'economia italiana prevede un ritorno ai livelli pre-pandemia. Ma con la digitalizzazione, non è escluso che si superino i suddetti livelli (fonte: Qui Finanza).
Foto: La Voce di Genova