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Pedemontana salva: il Tribunale ha respinto il fallimento


Giudici convinti dall'accordo con le banche che permetterà di avere liquidità in cassa alla società. Soddisfatto il presidente: «Ora completeremo l'opera»

La richiesta di fallimento nei confronti di Pedemontana è stata respinta. Da luglio sulla società Autostrada Pedemontana Lombarda pendeva la spada di Damocle della Procura di Milano che aveva chiesto il fallimento. Il Tribunale ha detto no e ora i vertici possono respirare. Il presidente Federico Maurizio D'Andrea commenta: «La decisione del tribunale ci permette finalmente di uscire da una situazione di difficoltà in cui Pedemontana si trovava dal momento dell'istanza di fallimento. Ora tutta l'attenzione sarà rivolta al completamento dell'opera, da tempo dichiarata strategica per il miglior funzionamento infrastrutturale della Regione Lombardia».

L'autostrada dovrebbe unire Bergamo e Varese. A salvare Pedemontana e a convincere i giudici è stato l'accordo con le banche che ha portato 200 milioni di euro con scadenza nel 2034, sottoscritto dalla Regione con un pool di banche guidato da Intesa. La società quindi non è più, secondo i giudici, a rischio insolvenza anche grazie alla trasformazione del prestito ponte in un mutuo. Altro elemento importante è stata la ridefinizione della scadenza, fissata al 2034, del credito da un centinaio di milioni di euro di Milano Serravalle, socio di controllo di Pedemontana.

La situazione della strada

Sono due i lotti già costruiti della Pedemontana. Si tratta delle tangenziali nei pressi di Como e Varese e di un tratto di una ventina di chilometri tra Varese e Cassano Magnago, inaugurato nel 2015. I cantieri si sono fermati all'inizio del 2016, sono previsti circa 160 chilometri di nuove strade (87 di autostrada e 70 di viabilità comunale e provinciale). Delle Pedemonatana si parla di cinquant'anni e i costi sono aumentati, passando oltre i cinque miliardi di euro. Intanto arrivano le prime reazioni della politica: all'entusiasmo del presidente della Regione Roberto Maroni, risponde un meno ottimista Movimento 5 Stelle. «Il quadro resta a tinte fosche».

 

 


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