E l'UE lavora a nuovi strumenti per la risoluzione delle crisi aziendali
In Europa il 50% delle imprese sopravvive per meno di 5 anni prima di alzare bandiera bianca o meglio, prima che i creditori alzino la voce rivolgendosi al tribunale per chiederne il fallimento.
Il 43% dei cittadini europei non investe per paura di fallire
Un dato impressionante che se sommato a quel 43% dei cittadini europei che dichiarano di non avere il coraggio per lanciarsi nell’imprenditoria proprio per paura di fallire giustifica ampiamente l’indagine avviata dall’Ue per giungere all’approvazione di una nuova direttiva di respiro europeo sugli strumenti di risoluzione delle crisi d’impresa. La relazione a sostegno della direttiva ci dice anche che un caso di insolvenza su quattro riguarda un’impresa transfrontaliera coinvolgendo creditori e debitori posti in più stati membri della UE.
Bruxelles studia sistemi per la ristrutturazione preventiva del debito
Da Bruxelles, dunque, si lavora al fine di creare un sistema di ristrutturazione preventiva del debito, ma anche a strumenti in grado di aumentare l’efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza e cancellazione dei debiti. Anche il governo italiano, nella riforma presto al vaglio del Senato, sta andando in questa direzione come abbiamo avuto modo di anticipare, alcuni giorni fa, proprio su queste ‘colonne’. Il nuovo intervento normativo europeo si concentra sulle procedure di allerta e di ristrutturazione precoce delle imprese in crisi e sulle modalità per concedere una seconda opportunità agli imprenditori che hanno subito un dissesto, garantendo la liberazione integrale dai debiti. Grande importanza - come sottolineato dall’esperto di diritto fallimentare, il commercialista romano Riccardo Patimo, firma del quotidiano Ipsoa, viene riservata alla sospensione delle azioni esecutive individuali, “vista come lo strumento idoneo per consentire una rapida redazione del piano di ristrutturazione”.