È ormai definitiva la notizia del fallimento della nota catena di mobili Mercatone Uno. Nel novembre del 2020 la catena italiana ha cessato l'attività. Dopo anni di cronache non semplici, i punti vendita chiudono. Le crisi economiche dell'ultimo decennio hanno determinato diverse battute d'arresto per l'azienda, che nella sua storia ha spesso reagito con tentativi di ripresa. Dopo due fallimenti e anni di gestione da parte di commissari, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha attivato la Cassa integrazione straordinaria per i dipendenti dell'azienda. Un salvagente provvisorio in caso di fine dell'attività, previsto dal decreto Genova del 2019, come già in precedenza dalla Jobs Act di Matteo Renzi.
Storia d'un debutto vincente nel mondo immobiliare
Il Mercatone Uno debutta nel mercato della grande distribuzione immobiliare nel 1975, per opera di Romano Cenni. La società registrò ampi margini di fatturato dal 1980 aprendo 90 punti vendita sul territorio nazionale e divenendo fonte di occupazione per circa quattromila dipendenti. Il successo commerciale si affianca a un rilancio dell’immagine aziendale e il suo nome si lega a figure emergenti come Marco Pantani, negli anni della sua vittoria del Tour de France e del Giro d’Italia. Il nome della catena aziendale, Mercatone Uno, si afferma nel mercato italiano come sinonimo di mobili accessibili per un vantaggioso rapporto qualità-prezzo. Tra i grandi colossi internazionali del calibro d'Ikea, l'azienda italiana svetta con orgoglio.
Negli anni della sua presenza sul mercato l'azienda centrò a pieno l'obiettivo di offrire soluzioni di arredamento a prezzi accessibili. I punti vendita presentavano nei loro cataloghi prodotti rispondenti alle diverse richieste, pezzi di arredamento moderno erano proposti a fianco di soluzioni dal design più classico. Inoltre, altro elemento di vantaggio dell'acquirente, erano disponibili piccoli e grandi elettrodomestici per consentire di trovare tutto il necessario per l'arredamento degli ambienti. L'azienda tentò negli anni di lanciarsi anche su diversi mercati con "È Oro", con cui vendeva prodotti di oreficeria, e "Borsari Shop" per la proposta di abbigliamento sportivo. Ma questi furono inutili esperimenti di breve durata, che non evitarono il fallimento.
L'inizio del declino a causa della crisi economica
È il 2007 che segna l'inizio d'un declino che oggi sappiamo irrecuperabile, è l'anno di una recessione economica che investe tutta la nazione. I problemi del mercato immobiliare iniziano non solo per l'affermarsi di altri marchi, ma soprattutto per scelte politiche nazionali non vantaggiose per le aziende. Nonostante i tentativi di resistere al difficile momento economico, nel 2015 il Mercatone Uno deve accettare il fallimento e mettere parte della società in amministrazione straordinaria. Dopo diversi bandi di aste andate deserte, solo nel 2018 la Società Shernon Holdin presenta una proposta per l'acquisto e si aggiudica i 55 punti vendita disponibili. Gli oltre 2000 dipendenti sono momentaneamente in salvo. Purtroppo la soluzione si rivela solo provvisoria.
Ulteriori 13 punti vendita vengono ceduti sempre nel 2018 ad altre aziende che si assumono la gestione d'un'eredità pesante. Purtroppo nonostante le premesse anche per la Shernon Holdin il destino di fallimento per debiti è inevitabile: gli imprenditori non giungono neanche al traguardo di un anno di gestione. A nulla serve il tentativo di concordare un'azione di recupero con il Tribunale di Milano. Il Mercatone Uno viene così affidato a commissari straordinari, che nel 2019 riescono a salvare solo 11 punti vendita. Un fallimento che mette in strada i lavoratori, avvertiti senza preavviso della chiusura aziendale, essi accusano gli organi di garanzia che non hanno vigilato sulle azioni dei dirigenti.
Le indagini per accertare le responsabilità
La chiusura progressiva delle diverse filiali ha sollevato in un grido unanime lo sconforto dei lavoratori. Diversi i presidi di lavoratori che manifestarono per la perdita del lavoro, i sindacati si rivolsero al Ministero del Lavoro e al Ministero dello Sviluppo economico per sottolineare che non avevano svolto i controlli necessari per evitare la catastrofe. Anche nelle aule di giustizia si è discusso della vicenda: nelle aule del tribunale di Bologna, Romano Cenni, fondatore dell'azienda, insieme alle tre figlie ha difeso la sua posizione contro un'accusa di bancarotta fraudolenta e sottrazione indebita di circa 300 milioni di euro. Tutti gli imputati, però, vengono assolti e la causa del dissesto dell'azienda rimane nell'incertezza.
In base a quanto riportato nella relazione depositata dal curatore fallimentare, viene indagato anche Rigoni, nel 2019 amministratore delegato di Shernon Holding. È il Tribunale di Milano a contestare all'amministratore e alle figlie la sottrazione di 2,5 milioni di euro. Al termine delle indagini processuali, infatti, la sentenza è chiara: bancarotta fraudolenta. Per quanto è necessario fare chiarezza su atti e documenti che spieghino come si sia giunti al fallimento, è unanime il giudizio di condanna per una situazione che ha portato alla perdita del lavoro migliaia di lavoratori. Mercatone Uno aveva imposto il suo nome nel mercato immobiliare per prezzi contenuti e soluzioni di design, ma soprattutto aveva dato vita a tanti posti di lavoro.
La fine di un'impresa
Purtroppo un'azienda che aveva conquistato un ruolo di rilievo nel settore immobiliare si trova ora in fase di liquidazione. Lo scorso dicembre hanno messo in vendita tutti beni per soddisfare le richieste dei creditori. All'asta sono stati venduti anche cimeli di Marco Pantani, sponsor del marchio Mercatone Uno nei momenti cruciali del suo successo: le biciclette fabbricate su misura del ciclista, le coppe che aveva vinto nella sua carriera diventano compagni d'una disavventura che non avremmo voluto leggere. La biglia gigante che riporta all'interno l'immagine del grande Marco Pantani attrae ancora l'attenzione degli automobilisti che percorrono l'A14. Un monumento che l'azienda ha voluto porre davanti alla torre che fu la sede del gruppo.
Un fallimento che si poteva evitare
Analizzando tutte le tappe della vicenda leggiamo errori e illeciti che potevano essere fermati. Questo fallimento riflette meccanismi del sistema economico italiano che ha mancanze e zone d'ombra. Si poteva evitare la perdita d'un numero così alto di posti di lavoro, controllare la solidità della posizione dell'acquirente Shernon era un atto dovuto. Qualcuno non ha vigilato, qualcun altro ha trovato terreno fertile per i propri interessi. Hanno perso i lavoratori che ora ingrassano le fila dei disoccupati, ci ha perso una nazione che poteva vantare un marchio immobiliare accessibile alle tasche di tutte le famiglie. Continuano le indagini e i processi, ma ormai la storia è scritta e le serrande sono abbassate.