La risposta è no. Infatti, se il Parma non riuscisse a finire la stagione sul campo andrebbe ad emulare quanto è accaduto nella stagione 1992-1993, ex C1, all'Arezzo.
Era il 17 aprile del 1993, quando il tribunale non diede l'esercizio provvisorio all'Arezzo
Lutto per l'Arezzo in quell'anno. Il tribunale non concede l'esercizio provvisorio alle condizioni proposte dal curatore. La squadra era in un hotel della città, pronta a partire per il Veneto, doveva giocare contro il Vicenza, disputare la 28esima giornata di calcio. Ma ciò non accadde mai.
Non erano necessarie grosse cifre, se non 500 milioni di lire per poter finireil campionato, anche se il Cavallino, che era ultimo nella classifica, aspettava solo la matematica perché andasse a finire nella realtà di retrocessa in C2, sapendo benissimo che non c'era assolutamente più un futuro per quei professionisti. Quel 17 aprile, con la società che era già fallita in modo ufficioso qualche settimana prima, non era altro che il termine fissato dalla Lega all'Arezzo, per raggiungere la cifra con cui si era scesi a patti ma le casse erano in rosso totale da diversi esercizi. Da qui il fallimento, l'assenza di possibilità di disputare le gare che restavano e l'Arezzo che veniva radiato
La crisi della società aveva radici ben più vecchie
Una crisi societaria che non era certo apparsa nel solo '92, con un pre-campionato sotto la guida del mister Domenico Neri, ex giocatore amaranto, davvero complicata nel costruire una rosa all'altezza, perché le risorse non c'erano più.“C’era un mutuo con la Federcalcio, contratto dalla precedente gestione, di 750 milioni l’anno. Senza il mutuo eravamo sotto di 3 miliardi, anzi meno” - spiegò alla testata “Amaranto magazine” il presidente dell'epoca Mauro Bianchini: “Se penso che oggi ci sono società, grandi società, alle quali è consentito di spalmare i debiti con il fisco per 25 o 30 anni, mi viene quasi da ridere. O da piangere”.
La decisione del '93 fu percepita come eccessiva e portò ad un cambiamento nelle Noif (norme organizzative interne federali), come ha precisato la Lega, quando a febbraio scorso pscrisse: “(…) Sul piano più strettamente sportivo, da oltre vent’anni l’ordinamento della FIGC regola nello stesso modo il caso, che ovviamente tutti si augurano non si verifichi mai, del ritiro di una società in corso di Campionato: qualora tale circostanza si manifesti nel girone di andata, tutte le gare in precedenza disputate non hanno valore per la classifica, che viene formata senza tenere conto dei risultati delle gare della società rinunciataria; se, invece, il ritiro interviene nel girone di ritorno, tutte le restanti gare sono considerate perse a tavolino. La regola fu introdotta all’unanimità dal Consiglio federale nel 1993/1994, dopo che l’Arezzo, nella stagione precedente, era stato escluso dal Campionato di C1 dopo avere disputato 27 partite, tutte annullate”.
Cosa accadde poi all'Arezzo
Il 4 marzo 1993 vengono condotti i libri in tribunale ed il giudice Cappelli con il Dottor Rossi, sono incaricati di curare il fallimento dell'Us Arezzo. I due professionisti mercoledì 7 aprile, comunicano alla squadra e al personale dipendente il fallimento della società, con la possibilità di allenarsi nella prospettiva di poter finire il campionato se saranno raggiunti i soldi per coprire i costi delle trasferte. Si ricerca, dunque, la somma (525 milioni), che la Lega calcio reputa utile al completamento e che potrebbe portare al proseguimento dell'esercizio provvisorio. La soluzione ha permesso di arrivare al calcio mercato salvando il capitale giocatori, che potrebbe essere liquidato, a tutela degli interessi dei creditori in modo da permettere agli azionisti di recuperare il bilancio.
Cosa è successo dopo il 17 aprile
Arriva il sabato 17 aprile. Si sta per partire per Vicenza, alle 12,30 arriva la notizia: nello studio del curatore fallimentare,arriva la comunicazione. I fondi non sono arrivati. L'Arezzo chiude.
Il club della toscana è ripartito dalla Serie D con il nome di Associazione Calcio Arezzo. Piano piano è risalito alla Serie B raggiunta nel 2004, scendendo in Prima Divisione nel 2006 e poi toccando un altro fallimento nel 2010, inaspettato stavolta, dove la squadra non è stata iscritta al campionato per problemi finanziari. Il Cavallino riparte ancora dai Dilettanti col nome Atletico Arezzo e poi Unione Sportiva Arezzo. La Lega Pro l'ha riconquistata la scorsa estate, grazie al posto liberato dal Vicenza, squadra con cui si sarebbe dovuta disputare la partita nel 1993.