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L'Albergo Italia torna all'asta


Un progetto strategico per il centro storico, così, l’aveva definito l’allora sindaco di Imola, Massimo Marchignoli, alla conferenza stampa di presentazione del piano di recupero dell’ex Albergo Italia in via Appia 31.
Dieci anni dopo, tuttavia, la proprietà che aveva realizzato il maxi investimento, la Busi Impianti del bolognese Stefano Aldrovandi e famiglia fu dichiarata fallita dal tribunale felsineo. All’asta sono dunque finiti, tra i vari beni, anche diversi uffici, alloggi e negozi nei pressi dell’Orologio. All’udienza del 20 giugno andranno al miglior offerente un paio di negozi che hanno una base d’asta tra i 40 e i 45mila euro, tre appartamenti nuovi, mai abitati, per somme tra i 90 e i 130mila euro (da 68, 97 e 92 metri quadrati).
Si può investire anche su un ripostiglio: 3mila euro per 8 metri quadrati, sito sempre in pieno centro. Se da un lato l’affare sembra essere prossimo a concludersi, dall’altro però la storia dell’ex albergo Italia sembra continuare.
Venuti meno i panni dell’accoglienza secolare, dell’ospitalità targata Imola e del periodo ottocentesco, l’ex hotel si è affievolito e la sua lucentezza di conseguenza. L’immobile ha funzionato in passato come albergo per circa un secolo, dal 1850 al 1950, poi per 40 anni è stato abbandonato e lasciato al degrado, nonostante tanti elementi architettonici di pregio presenti.

I negozi al piano terra sono stati chiusi per tempo e questo, in passato, aveva rappresentato una grande piaga per i commercianti del centro che risentivano di tutto ciò a livello di immagine.

La proprietaria Augusta Zuffa donò l’Albergo Italia in eredità all’Ausl nel 1994. Tale donazione all’azienda sanitaria fu effettuata per permettere l’acquisto di strumenti per la cura dei tumori. Così aveva spiegato nel 1999 il vicesindaco Fabrizio Castellari, nell’anno in cui l’Ausl mise all’asta l’immobile senza immaginare che un’altra asta ne avrebbe poi segnato la sorte tempo dopo. Ad aggiudicarsi il tutto per 3 miliardi di vecchie lire fu la Busi Impianti degli Aldrovandi che per rimetterlo a nuovo sborsò circa 6 miliardi, con la società ‘Via Appia immobiliare’.
Il progetto prevedeva di recuperare circa 2.600 metri quadrati, andando a ricavare quattro negozi tra la via Appia e le corti interne, sette uffici, un magazzino e 14 appartamenti.
Parzialmente fu venduta a privati, una volta terminato l’intervento di recupero, ma molti altri sono rimasti sulle spalle della Busi Impianti, andando ad incrociare la mala sorte finanziaria abbattutasi sull’azienda.


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