La crisi globale innescata dalla pandemia Covid-19 colpisce anche un'azienda storica del comparto calzaturiero italiano. Il 20 gennaio scorso il Tribunale di Venezia ha dichiarato il fallimento per insolvenza della Ballin Franco e C. di Fiesso d'Artico, fiore all'occhiello del distretto della calzatura della Riviera del Brenta. L'impresa, fondata nel 1972 dal maestro calzaturiere Franco Ballin, era partita dalla produzione artigianale di scarpe da donna per poi specializzarsi, negli anni '90, nella creazione di modelli per le grandi griffe internazionali, in particolare Chanel. L'ultimo step, agli inizi degli anni 2000, la nascita di un marchio di proprietà, Corte della Pelle, con l'apertura di una store monomarca a Fiesso d’Artico, davanti allo stabilimento produttivo che dava lavoro ad una trentina di persone, poi nuovi negozi anche a Lubiana, Klagenfurt e l'esportazione verso Londra e Tokyo. Con un fatturato vicino ai due milioni di euro, l'azienda, oggi nelle mani dei fratelli Roberto e Stefano Ballin, ma forte della presenza ancora attiva del fondatore Franco Ballin, tra i fondatori nel frattempo anche del Politecnico Calzaturiero, la prima scuola italiana per calzolai di cui è Presidente, era entrata da poco stabilmente nell'orbita di Chanel. La maison francese aveva infatti acquisito una partecipazione di maggioranza nella manifattura di Fiesso d’Artico. Sempre l'anno scorso lo stesso Ballin aveva firmato per conto del Politecnico un accordo col SSIP (Stazione Sperimentale per l'Industria delle Pelli e delle materie concianti) con lo scopo di dare nuovo impulso alla ricerca sulla filiera della pelle. Il fallimento di un'azienda storica come la Ballin sembra davvero un colpo durissimo da assorbire per il Distretto brentano. Ora le speranze sono affidate alla Consulta territoriale calzaturiera, con l'auspicio che l'ente riesca ad avviare al più presto un dialogo con tutte le Istituzioni per elaborare una strategia di politiche per il lavoro e il rilancio dell'azienda e dell'intero comparto.