La Procura di Udine ha effettuato il deposito in Tribunale un’istanza autonoma per dichiarazione di fallimento di Immobilcoopca, l’immobiliare che è partecipata da CoopCa. La conferma è arrivata direttamente dal legale del cda della cooperativa carnica, Giuseppe Campeis.
“L’istanza – ha spiegato quest’ultimo- è stata presentata sulla base dell’assunzione, a sommaria informazione, delle indagini penali del direttore amministrativo che dichiara che Immobilcoopca ha sempre avuto e ha tuttora necessità di essere finanziata da CoopCa. Il fallimento è stato chiesto per sostenere l’inattuabilità del concordato CoopCa che prevede, tra l’altro, che gli immobili di Immobilcoopca vengano ceduti agli acquirenti dei vari rami aziendali e il ricavato vada a CoopCa e ai creditori concordatari”.
Il deposito delle memorie in Tribunale
Campeis ha informato tutti che avrebbe depositato una memoria in tribunale per dimostrare che non esisterebbe lo stato di insolvenza. Dopodomani, invece, alle 11, ci sarà l’udienza per discutere davanti al collegio fallimentare (Botan, Zuliani, Massarelli) dell’ipotesi fallimentare di Immobilcoopca. Se si andasse per questa strada, il fallimento di CoopCa sarebbe praticamente una mera conseguenza. Diversamente, il collegio fallimentare andrà a riunirsi poi in via seprata per decidere o meno il concordato.
Quando sarebbe iniziata la vicenda
La storia avrebbe avuto il suo inizio durante lo scorso 17 novembre attraverso una richiesta di istanza concordataria ed è giunta adesso al capolinea. Attraverso l’ulteriore incognita dettata appunto dalla richiesta della Procura su Immobilcoopca che potrebbe avere un effetto a raffica sulla cooperativa carnica. Intanto, lo stesso Campeis ha deciso di presentare l’altro giorno, sempre in Tribunale, la memoria per andare contro la richiesta fallimentare di CoopCa presentata nei giorni scorsi sempre dalla Procura di Udine.
Le ulteriori dichiarazioni di Campeis
Stando a quanto dice Campeis le ulteriori presentate con l’atto integrativo dell’8 aprile sono state sottoposte a “conferma ulteriore della fattibilità economica del piano concordatario; tali proposte presentano, rispetto alle evidenze del piano, dei considerevoli margini di miglioramento; in caso di dichiarazione di fallimento, lo scenario alternativo è composto da un’immediata chiusura di tutti i punti vendita, la successiva inventariazione e, quindi, delle procedure competitive dopo aver licenziato i dipendenti. Questo scenario di fatto praticamente azzera gli avviamenti, atteso che i negozi saranno chiusi per un lasso di tempo non breve, e contestualmente mette a forte rischio il realizzo del magazzino (elevate possibilità di deperimento integrale per i prodotti freschi a breve scadenza) e forte deprezzamento del residui”.
Intanto a Cadore si parla anche del fallimento Integra Italia che conta: una assoluzione e sette condanne.
Sarebbero in tanti tra amministratori pubblici e imprenditori ad essere sottoposti a processo per bancarotta semplice. Il giudice Domenico Riposati ha liberato soltanto Maria Giuditta Coffen per non aver commesso il fatto. Mentre sono stati sottoposti a ben otto mesi di reclusione, piu le spese e sei mesi d’interdizione, ma con la sospensione condizionale della pena, Flaminio Da Deppo, Gianni Comis Ronchin, Luca Da Forno, Alessandro e Fabio Da Vià, Ivano De Rigo Plaina e Giovanni Pivetta.
Gli altri due imputati Roberto Granzotto e Franco Brunello si erano sottoposti al rito abbreviato ed erano stati assolti, perché non avrebbero commesso il fatto. L’accusa era molto grave, ovvero, di aver contribuito nell’aggravio del dissesto finanziario della società mista pubblico - privato fallita nel luglio 2009, con il capitale trattenuto da una dozzina di occhialerie cadorine e una serie di enti pubblici, tra i quali la Provincia di Belluno e la Comunità montana del Centro Cadore. Il pubblico ministero Gianluca Tricoli è stato sottoposto ad ascolto, ad eccezione che per l’interdizione: la sua richiesta era stata di un anno.
La lunga storia della Integra
La Integra è nata nel lontano 2004 al fine di dare aiuto alle imprese del settore occhialeria nel marketing e nella promozione, ma produceva a sua volta occhiali e ha una galvanica di suo conto. All’epoca dei fatti, l’iniziativa degli enti pubblici era sembrata una stranezza, ma in quel momento la crisi non sembrava ancora demordere e il primo presidente Flaminio Da Deppo, che era stato posto a capo della Comunità montana, aveva ritenuto giusto aiutare le piccole imprese del Cadore, attraverso un settore in cui poche grandi aziende erano in possesso di tutte le firme più importanti del mercato.
Il Consiglio d’amministrazione aveva ottenuto dei fidi bancari, ma la società non era riuscita mai a imporsi sul mercato. Nel 2008 era giunta anche una forte crisi di settore. I soci privati avevano tentato di tutelarsi con aumenti di capitale e la parte pubblica (Cm e Provincia detenevano non molto più del 25% delle quote) aveva in tutti i modi cercato di poter trovare un accordo con Legacoop per poter sottoporre a vendita gli occhiali di Integra nei corner Coop.
Non si sa se l’affare sarebbe potuto risultare ottimale, giacchè nel luglio 2009 l’agente di commercio assunto da Integra aveva presentato un’istanza di fallimento. A quel tempo, il passivo aveva toccato il milione e 200 mila euro. Gli imputati erano difesi da Claudia Bettiol, Sandro De Vecchi e Patrizia Morettin.