Il giudice ha messo la parola fine alla società, ormai sommersa da 30 milioni di debiti, dove 27 risultano alla banca senese. E' stata prevista la nomina dei due curatori fallimentari, l'avvocato Matteo Binelli e il commercialista Paolo Rebecchi.
La richiesta di ristrutturazione del debito mandata avanti dai legali della società perché, ha sostenuto il giudice che ha deciso in camera di consiglio, la documentazione non fa credere che possa raggiungersi nell’immediato l’accordo prospettato. Non vi era, dunque, il placet del Monte dei Paschi di Siena, la banca che si è esposta per circa 27 milioni su un debito totale di 30 raggiunto dalla società.
L'11 giugno la Corte di Cassazione deciderà
La Corte di Cassazione ha fissato per tale data la discussione: «Ci ha fatto sapere che avrebbe deciso nel cda del 9 giugno - dice Claudio Silocchi, uno dei legali di Forum Mondadori - e per questo avevamo chiesto al giudice un rinvio». Fin qui, secondo i legali della società, la banca sembrava essere disposta ad accordarsi per la ristrutturazione del debito, non c'era l’atto formale ma l’intenzione di salvare Forum c’era; a questo punto non è stato così; anzi, è probabile che Mps ritenesse che non ci fossero più gli estremi per concedere ulteriore denaro alla società. E il giudice non ha voluto dare altro tempo.
La nomina dei due curatori fallimentari
C'è poi stata la nomina dei due curatori fallimentari, il commercialista Paolo Rebecchi e l’avvocato Matteo Binelli, già curatori delle due società collegate alla Forum Mondadori e che erano state dichiarate fallite nei mesi scorsi con un debito per un totale di 17 milioni di euro: la società consortile piazzale Mondadori e la Iniziativa piazzale Mondadori, proprietaria all’87,33% della Forum, a cui la stessa Forum Mondadori.
Adesso sono i due curatori che dovranno occuparsi della liquidazione dei beni della Forum, prima di tutto il cantiere, per rimborsare, almeno parzialmente, i creditori. Il prossimo passo ci sarà il 20 ottobre quando si terrà in Tribunale l’udienza di verifica dei crediti. In questo momento, il futuro di piazzale Mondadori diventa molto scuro, con il "lago" in cui si è trasformato il cantiere, destinato a rimanere tale chissà per quanto tempo.
Il Comune decide di tutelarsi con Piazzale Mondadori
Via Roma ha fatto partire le procedure per recuperare dalla proprietà i soldi della fideiussione e porre al sicuro il cantiere. Sull'area pesa un debito di 47 milioni di euro e il presidente del consiglio comunale Longfils ha affermato: «Spariti diversi milioni»
Il Comune, a fine febbraio, aveva deciso di emettere un’ordinanza per costringere la Forum Mondadori a a porre al sicuro il cantiere e, soprattutto, a bonificare quel lago che aveva ormai preso forma. La società a questo punto non ci è riusicuta e con il fallimento non lo potrà più fare.
Il Comune le si dovrà sostituire, andando ad utilizzare la fideiussione di 8 milioni 170mila 190 euro che Forum Mondadori aveva stipulato con il Lloyd adriatico, agenzia Verona centro, a fine 2005, per garantire le opere previste dalla convenzione urbanistica. L’ufficio legale di via Roma è attualmente al lavoro per verificare se è possibile riuscire ad avere la disponibilità della somma (sembra che per i lavori richiesti serva un milione di euro); di sicuro, il fallimento della società ha rischiato di rendere difficile tutto e non bisogna escludere che la fideiussione possa essere bloccata o da chi l’ha concessa o addirittura dai curatori fallimentari della Forum.
Automax: ha dichiarato il suo fallimento
La storia di Automax arriva alla parola fine. Il Tribunale di Tempio ha dichiarato il fallimento della società olbiese titolare di concessionarie che fa riferimento ad importanti marche automobilistiche in tutta la Sardegna.
Il provvedimento, che viene fuori da una lunga situazione di difficoltà finanziaria, è giunto alla fine di una lunga serie di tentativi diretti ad evitare qualsiasi tipologia di caduta. Automax (amministrata dall'imprenditore olbiese Mauro Putzu e successivamente dal fratello Roberto) aveva predisposto al suo interno un articolato piano di rientro per affrontare un passivo pari a 20 milioni di euro.
Era stato presentata anche una richiesta di concordato preventivo con lo scopo di tentare di risanare l'azienda. La maggior parte dei creditori ha però dato il no all'operazione. Gran parte dei debiti è finita nei confronti delle banche ma nel passivo sono comparsi più di cinque milioni di euro richiesti dall'Agenzia delle entrate e circa 600mila euro dovuti ai dipendenti.
Una situazione di difficoltà (se si pensa che c'era un attivo di circa 8 milioni di euro) che finisce con una sentenza.