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Fallimento Vitrani


E' fallita anche la Vitrani, la società molla la presa. La famiglia Vitrani ha deciso di mollare l'ancora e dopo che è trascorso circa un anno dall'allarme lanciato, il marchio caro all'industria di Trieste dice stop.

La presentazione dell'istanza di fallimento è stato un vero colpo al cuore per la famiglia Vitrani, ma un atto purtroppo necessario

L'industria ha sede ale Noghere e ed ha una storia che è ormai lunga circa 55 anni. Nonostante ciò, i problemi finanziari non sono stati risolti. Non si è riuscito a trovare l'imprenditore giusto che vorreste acquistare l'azienda o affittarla. In questi giorni è stata, dunque, presentata al Tribunale di Trieste istanza di fallimento. Se guardiamo a qualche anno addetro la Vitrani riusciva a fatturare cifre pari a una trentina di milioni e manteneva l'occupazione di circa sessanta lavoratori. Si occupava di allestimenti alla clientela come Ficantieri, Stx, Meyer Werft, Carnival, Royal Caribbean, Hilton.

Tutte le ultime trattative che sono state iniziate negli ultimi sei mesi non sono state portate a termine

Negli ultimi sei mesi ci sono state ben tre trattative, le quali non hanno raggiunto lo scopo sperato. Il tutto era iniziato con la Us Joiner del nordamerica, poi c'era il vicentino Giancarlo Fani, poi c'era stato addirittura un armatore napoletano Francesco Izzo. Non è stato facile neanche ottenere una spalla da Fincantieri. La soluzione è stata, quindi, solamente una. In mancanza di liquidità, non essendoci più gli approviggionamenti dalle banche (Unicredit, Intesa, Mps, Popolare Vicenza), nell'impossibilità di procedere al recuperare i crediti di non poco cono(circa 4 milioni) distribuiti tra Svizzera e Bahrein, la Vitrani non ha potuto portare avanti una nuova attività lavorativa.

La serie di circostanze succedutesi e gli avvitamenti finanziari

Il tutto ha avuto inizio quando l'impresa è stata coinvolta nell'attività di ristrutturazione veneziana del Molino Stucky Hilton alla Giudecca. In questo caso la costruttrice romana Acqua Marcia aveva accumulato in totale circa 280 milioni di debiti. Le commesse, all'interno dello shipping dove veniva esercitata la maggior parte dell’attività aziendale, dovevano avere la copertura di fideiussioni; però, la famiglia Vitrani non avrebbe potuto ottenerle: da ciò c'è stata tutta una serie di eventi dove, laddove sono venute a mancare le garanzie, non si è potuti giungere agli ordini.Durante l’ottobre dello scorso anno l’azienda aveva deciso di mettere da parte una decina di milioni di lavori da concludere. Una volta terminati, sono finite anche le munizioni.

Il periodo di cassa integrazione straordinaria è partito lo scorso settembre

Il 14 settembre si è dato inizio alla Cassa integrazione straordinaria per circa 26 dipendenti, 13 operai e 13 impiegati. L'anno scorso tutti questi soggetti avevano deciso di dare in prestito i 400 mila euro del loro Tfr al fine di sostenere gli mprenditori nel periodo di crisi: se ne parlò su tutti i giornali. Marino Romito, che appartiene alla segreteria della Fillea Cgil, ha una particolare preoccupazione. Ovvero se la procedura fallimentare toccherà i confini del 2015, i 26 lavoratori non finiranno in mobilità. La Vitrani avrebbe, infatti, perso le certificazioni utili e sarebbe ormai ferma ad un anno. Barbara e Alessandra Vitrani hanno deciso di organizzare un’assemblea per mettere al corrente i lavoratori, proprio prima che i libri fossero condotti in Tribunale, senza procedere ad avvisare i sindacati. La fine era ormai chiara a tutti a causa delle condizioni e vincoli di proprietà che non hanno attirato gli acquirenti. I lavoratori sono tutti rientrati, sebbene in tempi diversi. Dopo la parentesi giudiziaria, la Vitrani ha spiegato che quella del fallimento è stata una scelta obbligata. Le cause sono state riportate come: impossibilità di recuperare i crediti dai committenti nazionali e internazionali, mancato sostegno bancario e dei negoziati di affitto e cessione. L'azienda dà la propria solidarietà ai lavoratori, in attesa che le doti acquisite nel tempo non si perdano e che il più presto possibile si presenti qualcuno che voglia davvero recuperare il fallimento e il patrimonio degno di nota. Si pensa, nel frattempo, che si rifaranno avanti i soggetti delle trattative che sono saltate. Sarà la sezione fallimentare del Tribunale civile, il quale adotterà la sentenza e nominerà il curatore. Il curatore si prenderà cura dello stato passivo e preparerà l’inventario delle attività: tale lavoro era già stato parizalmente effettuato quando si pensava a realizzare un concordato. Il legale che si era occupato di una parte delle trattative, ha sottolineato che i Vitrani dovranno frequentare il Tribunale anche per le cause civili instaurate avverso alcuni istituti di credito in relazione alla gestione dei conti. La prima udienza sarà proprio relativa alla banca Unicredit.


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