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Fallimenti societari in calo, crisi in attenuazione?


Il tessuto imprenditoriale italiano è in "migliore" salute rispetto a quanto non fosse qualche anno fa. E se la crisi che ha lungamente spirato sull'Italia non è certamente terminata del tutto, è anche vero che i dati più recenti sembrano mostrare qualche utile spiraglio di ripresa nell'economia italiana. A sostenerlo, per lo meno, è un recente dossier del Cerved, relativo all’analisi del numero di fallimenti e di liquidazioni aziendali. Ne risulta che durante i primi nove mesi del 2015 il numero totale di chiusure ha segnato un deciso passo indietro rispetto a un anno prima fermandosi a quota 53.500, con una flessione dell’8,5% rispetto allo stesso periodo del 2014.

Le dichiarazioni di Cerved

"Il calo delle chiusure aziendali, in atto dall’inizio del 2014 è proseguito, rafforzandosi nel 2015" - ha spiegato Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved - "Il miglioramento è dovuto soprattutto alla forte diminuzione delle liquidazioni volontarie, un dato che riflette un ritorno di fiducia da parte degli imprenditori italiani verso la ripresa economica del Paese". Più nello specifico, il dossier Cerved sottolinea che il numero dei fallimenti da inizio anno ha raggiunto quota 10.600: un livello che è certamente elevato, pur inferiore del 4,5% rispetto al massimo toccato nel 2014, pari a 11.100 unità. "Nel 2015 il numero di fallimenti ha interessato in maniera trasversale tutte le forme giuridiche con una diminuzione maggiore tra le società di capitale (-4,7%)" - precisano gli esperti del Cerved, secondo cui a livello di settore, i fallimenti sono diminuiti in tutti i comparti dell'economia, con una dinamica più conveniente nel manifatturiero, dove i fallimenti sono calati del 14%.

I dati per settore e regione

"Il miglioramento è diffuso a tutti i settori industriali, con la sola eccezione del largo consumo (+6,1%) e della chimica (+13,6%)" - aggiungono ancora gli esperti del Cerved - "Rispetto alla manifattura, risultano più contenuti i cali osservati nelle costruzioni (-6%) e nei servizi (-1,8%). Nel terziario, invece si è ridotto il numero di fallimenti nella distribuzione (-2,7%), tra le società immobiliari (-8%), nella filiera formazione - comunicazione - intrattenimento (-4,9%) e nei servizi finanziari (-4,8%), mentre sono aumentati nei non finanziari (+2,7%) e nella logistica (+2%)". Per quanto infine riguarda la ripartizione territoriale dei dati, è emerso che nei primi nove mesi del 2015 le zone che sono state maggiormente toccate dal fenomeno sono state il Nord Est e il Centro Italia dove si è toccato un nuovo massimo storico nel numero di società che hanno purtroppo dovuto chiudere i battenti. Migliorano invece le condizioni nel Nord Ovest e nel Mezzogiorno, dove i dati sono in positivo sviluppo. "I dati indicano una situazione ancora critica in molte regioni: in Abruzzo, Calabria, Friuli, Lazio, Molise, Toscana, Umbria e Veneto il numero di fallimenti è aumentato, toccando un record negativo dai primi nove mesi del 2001" - si legge ancora nel rapporto del Cerved, che segnala ancora un forte calo delle procedure concorsuali non fallimentari, soprattutto in conseguenza della decisa riduzione dei concordati preventivi. E così, nel 2015, il totale delle insolvenze non fallimentari è calato di quasi il 17%...


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