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Fallimenti, come sono calati nel 2016 secondo Cribis


Secondo quanto afferma Cribis, la piattaforma del gruppo CRIF specializzata nella business information, nel corso degli ultimi tre mesi del 2016 troverebbero conferma le buone notizie già evidenziate nei trimestri precedenti, e relative al consolidamento dell’inversione di tendenza positiva, dopo gli ultimi anni contraddistinti da un costante incremento dei fallimenti, che avevano toccato il picco nel corso del 2014, con un totale di 15.336 procedure.

Come è andato il quarto trimestre 2016

Secondo le elaborazioni di Cribis, in particolare, le imprese italiane che nel corso del quarto trimestre sono state costrette a portare i libri in tribunale sono state 3.420 unità, in calo del 7,7 per cento rispetto a quanto era stato riscontrato nello stesso periodo dell’anno precedente, e con flessione del 12,2 per cento rispetto al 2014. Complessivamente, nell’intero anno sono invece state 13.467 le imprese che hanno dichiarato fallimento, con una media di 53 unità al giorno. Purtroppo, nonostante l’attenuazione del fenomeno, i numeri ci dicono che siano ancora su livelli molto più elevati rispetto a quelli del 2009, quando la grande crisi era solamente agli albori.

Le dichiarazioni di Cribis sui fallimenti di fine anno

Cribis ha accompagnato i numeri statistici di cui sopra con alcune interessanti dichiarazioni. Marco Preti, amministratore delegato della società, afferma in particolar modo come “nel 2016 il nostro studio ha evidenziato un forte e continuo calo dei fallimenti delle imprese italiane. Dopo anni in cui si sono registrati continui aumenti di casi di chiusure delle nostre imprese, l’anno appena concluso è stato caratterizzato da buone notizie derivanti da un netto calo dei delle imprese che hanno portato i libri in tribunale. I dati parlano chiaro. Se paragoniamo i dati di fine dicembre 2016 con quelli del 2015 emerge infatti una diminuzione del 7,7 per cneto del numero dei fallimenti. Percentuale che sale al 12,2 per cento se paragonata a fine 2014”.

Ancora, l’amministratore delegato di Cribis ricorda come si tratti di “segnali di fiducia che testimoniano un miglioramento dello stato di salute del tessuto industriale italiano e che fanno sperare in una ripresa economica. Nonostante queste buone notizie il confronto con il 2009 rimane ancora critico. Dal 2009 ad oggi infatti la percentuale dei fallimenti è cresciuta del 43,5 per cento, del 23,7 per cento rispetto al 2010. Dati, questi ultimi, che devono servire a far riflettere su quanto si può ancora migliorare e sul fatto che non bisogna abbassare la guardia. Rimane ancora critica la situazione del settore del commercio, che ha chiuso l’anno con 4.064 fallimenti, meglio il settore dei servizi con 1.995 casi”.

Per le imprese, conclude il comunicato, “è quindi fondamentale individuare quali possono essere i migliori partner commerciali e quali invece le imprese non affidabili. Ci sono vari indicatori che ci possono servire per valutare lo stato di salute di un’azienda. Uno dei più importanti è la puntualità nei pagamenti di un’impresa, mentre rimane parallelamente strategico investire nella gestione del credito commerciale e raccogliere informazioni sui possibili clienti, che siano italiani o esteri per evitare brutte sorprese”.


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