Secondo quanto affermano gli ultimi dati elaborati da ArtPrice sulle aste di oggetti d'arte che si sono tenute nel mondo nel primo semestre dell'anno, sarebbero state vendute complessivamente più di 252 mila opere di ogni epoca, in incremento del 3,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Tuttavia, a un incremento del numero di pezzi venduti non ha corrisposto un'identica progressione del fatturato, visto e considerato che il ricavato è sceso del 25 per cento su base annua a 6,53 miliardi di dollari. Colpa - sottolineano gli analisti - della flessione nell'offerta di capolavori nelle aste internazionali.
Stati Uniti e Regno Unito vengono superati dalla Cina
Ad ogni modo, il calo non è stato certo generalizzato. E per poterne avere una conferma sia sufficiente dare uno sguardo alla classifica dei Paesi maggiormente attivi sul fronte delle aste immobiliari.
Più nel dettaglio, il forte calo dei fatturati è stato concentrato soprattutto negli Stati Uniti, con New York che ha ceduto il 49 per cento, e nel Regno Unito, con Londra che ha perso il 30 per cento. Un andamento negativo che ha ovviamente influenzato l'andamento generale nel mercato delle aste mondiali, che ha perso un quarto del suo valore e che ha comunque in Usa e Uk una quota complessiva ancora vicina al 50%.
Il deludente andamento di New York e Londra ha naturalmente favorito il boom delle case d'aste cinesi: nel Paese asiatico, infatti, il turnovero è stato di gran lunga più rilevante rispetto a quello che è stato maturato nelle controparti occidentali, e oggi superiore al 35%. Pechino porta così a casa un fatturato di 570 milioni di dollari, con un rialzo del 18 per cento rispetto al primo periodo dello scorso anno, e garantendo - come già anticipato - un primato mondiale al Dragone.
Per quanto concerne gli altri mercati, l'Europa occupa dalla quarta all'ottava posizione per importanza: dietro alla Francia (4,6% di quota di mercato globale) si trovano infatti Germania e Italia (1,6% cad.) e, quindi, Svizzera (1,1%) e Austria (0,8%). Al Giappone rimane invece uno 0,7% della torta globale, più o meno quanto riscontrabile in Corea del Sud. Complessivamente, i primi dieci mercati mondiali per le aste d'opere d'arte assorbono circa il 95 per cento di tutto il panorama internazionale delle aste.
Europa comunque vivace
Nonostante il calo del fatturato abbia riguardato la maggior parte dei mercati nazionali, è comunque possibile dare un giudizio sostanzialmente positivo al mercato europeo, con un numero di opere vendute che sale del 10 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015, e un tasso di invenduto oramai ai minimi storici (28 per cento). Sono inoltre numero i singoli mercati nazionali che hanno visto crescere i propri fatturati come nel caso di Belgio (+ 12 per cento) o Svezia (44 per cento).