I commissari giudiziali avevano chiuso il proprio lavoro decretando la non accoglibilità della proposta di concordato in continuità a causa del parere contrario espresso dalla maggioranza dei creditori. I componenti del Cda dell’Amts, prima della pronuncia, però, rinunciavano alla proposta concordataria per presentare una nuova istanza.
Coerente con la prima per quanto inerisce al profilo delle finalità perseguite, ma rinnovata nei contenuti in modo opportuni, con delle strategie di attuazione dagli obiettivi societari prefissi.
In merito all’udienza, il Collegio si è poi riservato di esprimersi oggi sui rilievi mossi dalla parte pubblica. Ma la pronuncia almeno nel sentire gli umori provenienti da via Annunziata e via Santa Colomba non dovrebbe modificare l’assetto.
Anche se, paradossalmente, sarebbero tutte da verificare le conseguenze di un eventuale accoglimento delle osservazioni prodotte da Comune e azienda. Altrimenti, il fallimento sarebbe già evitabile. E’ probabile, ovviamente, pure che il Collegio prenda semplicemente atto della rinuncia perfezionata ieri.
Uno sguardo al recente passato
Tornando invece al passato, e sfogliando a ritroso il calendario, l’occhio dovrebbe fermarsi al 12 marzo del 2014. E’ in quella data, infatti, che il presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Benevento Michele Monteleone emetteva il verdetto favorevole sulla ammissibilità dell’azienda di trasporti alla procedura di concordato in continuità, lasciando ai creditori il compito di esprimersi sulla bontà del piano di pagamento dei crediti. Ed è proprio dal Piano di risanamento che il percorso è ripartito.
Le linee guida della riformulata proposta concordataria si concretano, sostanzialmente, nella previsione di un incremento dei flussi finanziari da destinare alla soddisfazione delle legittime aspettative del ceto creditorio da ottenersi mediante il parziale emendamento del piano industriale predisposto e, nello specifico, mediante il prolungamento per un ulteriore anno delle attività gestionali della società e l’innalzamento (dal 68 al 74 per cento) della parte di debito che sarebbe pagata a ogni singolo creditori.
La nuova proposta prevede la messa in atto di meccanismi di garanzia dell’adempimento delle obbligazioni concordatarie, da ritrovare nelle risorse finanziarie conseguibili a fronde della progettata alienazione di talune unità immobiliari attualmente appartenenti al Comune.
Soprattutto, però, la riconvocazione dell’assemblea dei creditori (l’adunanza potrebbe tenersi tra settembre/ottobre) consentirà la partecipazione al voto dei 55 che il 26 maggio scorso rinunciavano allo status di creditori privilegiati per portare al piano di salvataggio. Il mancato conteggio del loro voto, espresso fuori tempo massimo, aveva determinato la sconfitta del fronte dei ‘sì’. Potrebbe bastare quest’aggiustamento a mutare le cose.