Espropriazione

Espropriazione di beni stranieri e indennità di esproprio


Accade spesso che persone fisiche e giuridiche ed Enti pubblici e privati decidano di effettuare investimenti in Paesi differenti da quello in cui hanno la nazionalità. Questa decisione ha generato diversi problemi, soprattutto quando questi investimenti sono, ormai, oggetto di espropriazione e/o nazionalizzazione da parte del Paese in cui tale investimento viene posto in essere.

La disciplina internazionalistica sulla proprietà

Chi si occupa della soluzione di tali problemi è la disciplina internazionalistica delle misure restrittive della proprietà, dei diritti e degli interessi degli stranieri.
Le pratiche sul tema della espropriazione di beni di stranieri fanno riferimento alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando gli Stati dell’Est Europa iniziarono con l'effettuare le nazionalizzazioni di beni ritenuti di pubblica utilità, seguiti, poi, dagli Stati Arabi che effettuarono la nazionalizzazione di diverse Compagnie Petrolifere.
Anche se oggigiorno non possiamo davvero più parlare di fenomeni di nazionalizzazione, il problema del trattamento degli investimenti stranieri continua ad avere tutta la sua importanza, con riguardo alle misure che sono state presi dagli Stati in caso di espropriazione e che interferiscono nel diritto di godimento dei beni da parte degli stranieri.
Nessuna controversia viene posta relativamente alla questione se l’espropriazione debba essere sorretta da motivi di pubblica utilità, questione che acquisisce un maggiore rilievo in caso di espropriazione di un singolo bene giacchè nelle nazionalizzazioni che riguardano intere categorie di imprese il pubblico interesse è molto forte.
Il problema si è posto, invece, relativamente all’indennizzo da concedere in caso di espropriazione, dal momento che nessun divieto è posto per gli Stati che intendono espropriare e/o nazionalizzare.
Lo Stato espropriante è tenuto all’indennizzo e tale obbligo è riconosciuto dalla Dichiarazione relativa alla sovranità permanente sulle risorse naturali, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU del 1962, nonché dalla Carta dei diritti e dei doveri economici degli Stati del 1974.
Una grande incertezza è stata posta relativamente alle modalità di pagamento dell’indennizzo e il quantum dovuto. Due sono le soluzioni probabili, che gli Stati possono decidere di adottare:

  • FORMULA DI HULL: quando un bene di proprietà di uno straniero viene sottoposto ad esproprio per motivi di pubblica utilità, l’indennizzo dovuto deve essere pronto, adeguato ed effettivo;
  • VISIONE RADICALE: quando viene corrisposto l’indennizzo si deve tenere conto dell’appropriazione indebita che il cittadino straniero ha sottoposto ad un cumulo.

L'indennizzo in materia di espropriazione

Un principio generale è che l’indennizzo, qualsiasi sia la soluzione seguita, deve essere sempre e comunque corrisposto.
Alle volte l'indennizzo è oggetto di transazione tra lo Stato espropriante e lo Stato di appartenenza del proprietario straniero espropriato, i quali stipulano tra loro gli Accordi di compensazione globale o Lump-sum Agreement, con i quali viene concordata la somma che lo Stato nazionalizzante dovrà corrispondere allo Stato nazionale dei privati, il quale potrà procedere poi alla ripartizione dell’indennizzo tra i vari soggetti espropriati, oppure la transazione viene operata direttamente tra lo Stato espropriante e le compagnie espropriate.
Va precisato che, pur andando a riconoscere l’art. 2 della Dichiarazione relativa alla sovranità permanente sulle risorse naturali il dovere di indennizzare, prevede, inoltre, che lo Stato nazionalizzante vada a determinare l’indennità sulla base delle sue leggi, dei suoi regolamenti e di ogni circostanza ad hoc.

Come si calcola l'indennità di esproprio

Il nostro Paese si caratterizza per le discussioni e liti giudiziarie relative alle procedure di espropriazione dirette alla realizzazione di opere pubbliche o, comunque, destinate a finalità pubbliche.
E' la legge a fissare che l'indennità venga determinata in via provvisoria e sottopostaa  comunicazione attraverso la notificazione al proprietario dei beni oggetto della procedura di espropriazione. Questi possono proporre delle osservazioni sulla indennità diretta ad un certo scopo e chiedere, dunque, di rideterminarla.
Se il soggetto che beneficia della espropriazione accetta la rideterminazione si arriva alla cosiddetta cessione volontaria che va a prevedere la corresponsione al proprietario espropriato dell’indennità fissata, aumentata delle maggiorazioni previste relativamente ai casi di cessione volontaria.
Se non si arriva a questo accordo ed alla cessione volontaria, il soggetto espropriante deve effettuare una notifica all’espropriato che contenga il cosiddetto atto di determinazione con la descrizione della procedura e degli elementi su cui si fonda il calcolo della indennità che provvede a depositare presso la Cassa Depositi e Prestiti. Si dà inizio, così, al contenzioso per la determinazione della indennità definitiva, per la quale è necessaria la nomina di consulenti tecnici di parte e del consulente d’ufficio ognuno dei quali procede alle proprie valutazioni e stime.
Le difficoltà emergono proprio in questa fase e per la stima in particolare dell’indennità delle aree edificabili in quanto le uniche certezze sono che il valore del bene deve tenere in conto ogni sorta di vincolo esistente sul bene medesimo al momento della emanazione del decreto di esproprio. L’indennità di esproprio, infine, non può superare il valore dichiarato ai fini dell’Ici che precede la determinazione dell’indennità stessa.


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