Crisi Aziendali

PMI: la situazione in Italia dopo quasi 2 anni di pandemia


La PMI situazione in Italia, grazie ai dati raccolti da enti come Cerved, Confindustria, Censis e Intesa Sanpaolo, è tutt'altro che rosea. Non lo era già in precedenza, a causa delle due crisi precedenti avvenute nel 2008 e nel 2011. Tuttavia la pandemia di Covid-19 ha peggiorato la loro situazione. In questo articolo, però, si parlerà anche delle strategie che sono state messe in atto per rilanciare le PMI che sono sopravvissute ai lockdown e alle restrizioni governative. E una parola chiave potrebbe segnare il loro definitivo recupero. Trattasi della digitalizzazione delle infrastrutture aziendali, non intesa però solamente come una maggiore presenza online con un sito aggiornato e accessibile a tutti.

Una situazione già in atto prima della pandemia

Cerved e Confindustria, nel loro Report Regionale PMI 2020, hanno portato alla luce il seguente dato: la pandemia di Covid-19 e la crisi economica che ne è conseguita ha solo aggravato il quadro economico delle PMI. Che era infatti già compromesso nel 2018. L'andamento fiacco dei profitti, la debolezza della domanda, la contrazione del credito e la generale incapacità di riprendersi dopo le due crisi del 2008-09 e del 2011-12 hanno reso le PMI italiane poco dinamiche e competitive. Pertanto impreparate al devastante impatto della crisi economica del 2020. Paradossalmente, più di sei anni complessiva di crisi economica hanno rafforzato le condizioni di quelle che non hanno chiuso i battenti.

L'istituto di ricerca socio-economica Censis, nel suo report "Barometro Censis - Commercialisti sull’andamento dell’economia italiana", ha aggiunto un altro tassello per quanto riguarda la PMI situazione in Italia. L'epidemia rischia di far fallire definitivamente 460.000 aziende ancora attive che ancora non hanno recuperato in termini di risorse e profitti. Anche perché sono entrati in scena degli attori con dei vantaggi competitivi rilevanti, come sottolinea PMI Tutoring in un suo rapporto sulla crisi d'impresa. Inoltre, ha stimato una contrazione del fatturato del 12,8% nel corso del 2020. Ma anche un rimbalzo dell’11,2% nel corso di quest'anno che sta giungendo al termine. La perdita è stata quantificata con un totale di 227 miliardi di euro.

Ulteriori dati

Cerved e Confindustria, insieme a Intesa Sanpaolo, hanno pubblicato il Rapporto Regionale PMI 2021. Stando ai dati che hanno raccolto su 160.000 aziende, la PMI situazione in Italia è stata maggiormente critica nel Centro Italia. La quota più alta di imprese operative nei settori colpiti dalla crisi si trova infatti lì. Tali settori appartengono perlopiù all'ambito turistico e relativo alla ristorazione. Il Mezzogiorno lo segue a ruota. Ma registra anche il maggior numero di aziende che hanno resistito o che sono addirittura in fase di crescita. Sia il Nord-Est che il Nord-Ovest mostrano delle incidenze molto alte nelle aree economiche. In aggiunta, la contrazione delle vendite risulta inferiore al 20%.

Il rapporto ha sì individuato delle criticità nel turismo e nella ristorazione. Così come nei trasporti e nel settore della vendita sia al dettaglio che all'ingrosso di prodotti alimentari e non. Ma ha anche sottolineato che la crisi economica ha influito in modo meno negativo, se non addirittura positivo, su altri settori. Come quello farmaceutico, quello riguardante l'industria agroalimentare e quello relativo al commercio in forma telematica. Poiché c'è stato un incremento di acquisti online, questo settore ha particolarmente prosperato. Inoltre, l'impatto dalla pandemia ha inciso di più nelle regioni in cui le restrizioni sono state maggiormente necessarie. Pertanto i settori esposti a tali misure di contenimento ne hanno sofferto.

Iniziative

Sia in ambito pubblico che in ambito privato, ci sono state delle iniziative che stanno agevolando la ripresa delle PMI italiane. Per esempio, Visa, una delle aziende leader nel settore dei pagamenti elettronici, ha promosso "Where You Shop Matters", un'iniziativa che si estende anche alle PMI presenti in Europa e nel mondo. Questa si basa su tre passi necessari per fronteggiare le attuali incertezze economiche. Ovvero dotarsi di strumenti di accettazione dei molteplici tipi di pagamenti digitali, costruire o incrementare la propria presenza telematica e persuadere i consumatori ad acquistare i prodotti realizzati in loco. Nel caso dell'Italia, Visa sta collaborando con Banca Sella, un istituto di credito privato particolarmente attivo riguardo alle soluzioni digitali.

Il 17 marzo 2020 il governo ha fatto entrare in vigore il Decreto Legge "Cura Italia" volto a risollevare anche la PMI situazione in Italia. La misura prevede la moratoria straordinaria di linee di credito e prestiti, in base all'articolo 36, almeno fino al 31 dicembre 2021. Il 20 settembre 2021, Mediocredito Centrale - Banca del Mezzogiorno S.p.A., che agisce per conto del Ministero dello sviluppo economico, ha dichiarato che 2,5 milioni di domande sono state inviate. Ma non solo. Il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, sotto la gestione dello stesso Mediocredito Centrale, ha garantito più di 200 miliardi di euro di finanziamenti nel corso di 18 mesi.

Una via d'uscita

L’Ufficio Studi di BorsadelCredito.it (ora meglio conosciuto come Opyn), piattaforma di marketplace lending per le PMI in Italia, ha registrato una forte riduzione del peso dei debiti finanziari in rapporto al capitale netto. Il che lo ha spinto a mostrare un certo ottimismo per quanto riguarda il prossimo futuro delle PMI. Da una parte, il loro maggior problema risiede nella liquidità. Dall'altra, i loro fondamentali finanziari sono migliorati sempre più, perfino in un contesto in cui il fatturato e la redditività mostrano una crescita debole. In poche parole, le PMI, più di ogni azienda appartenente alle altre tipologie, hanno la maggior probabilità di ottenere dei finanziamenti da parte degli istituti bancari.

La PMI situazione in Italia: una possibile ripresa

Dopo aver analizzato i dati raccolti in merito, è possibile affermare che la pandemia ha evidenziato come la digitalizzazione sia diventata più una necessità che non si può più rimandare che qualcosa su cui concentrarsi quando ci si ritrova con delle risorse extra da impiegare. Come in tutti i processi, ci saranno delle PMI che saranno in grado di affrontare questa nuova sfida. Così come ce ne saranno altre che non avranno né il tempo, le risorse o la volontà di fare altrettanto. Tuttavia, le aziende che usciranno da quest'ultimo biennio di crisi economica saranno più preparate a gestire le crisi economiche future. Salvo imprevisti di natura economica, sociale e politica.

Fonte: Economy Magazine


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