Studi e Ricerche

Censis, il Covid come tsunami sui redditi di 7,6 milioni di italiani


Il Covid come uno tsunami sui redditi e i risparmi degli italiani. Lo dice il Censis, autore insieme a Tender Capital del secondo rapporto 'Buoni investimenti' che ha preso in esame la condizione di sostenibilità economica delle famiglie italiane al tempo del primato della salute. Secondo l'istituto di ricerca e statistica, ben 7 milioni e 600 mila cittadini-contribuenti avrebbero accusato un peggioramento del tenore di vita per via della pandemia e, sempre alla luce della situazione di crisi globale, il 60% degli intervistati riterrebbe la perdita del lavoro, o del reddito, un evento possibile nel prossimo anno. Lo studio è una stima dello scenario socio-economico che il 2021 potrebbe riservare al nostro Paese e che già oggi presenta un conto pesante dato che se per molti italiani quello alle porte sarà un Natale all'insegna dell'austerity, sono diventati nel frattempo ben 5 milioni i cittadini sotto la soglia di povertà e quindi con difficoltà a mettere in tavola un pasto decente. Per quanto riguarda il gender gap, tra uomini e donne ci sono 20 punti di differenza nel tasso di occupazione e,in questo periodo, il tasso di occupazione delle donne è diminuito quasi del doppio rispetto a quello degli uomini. Il 54% delle donne che lavorano dice che in questi mesi è aumentato lo stress e la fatica, mentre tra gli uomini sono il 39%. Il rapporto evidenzia poi anche differenze generazionali: tutti i fenomeni di riduzione dell'occupazione colpiscono di più i giovani rispetto ai lavoratori adulti. Il gap generazione si è quindi ampliato. Differenze poi anche nell'accesso al web, con il 40% di famiglie a basso livello socioeconomico che non ha accesso alla rete, mentre tra le famiglie ad alto livello socioeconomico sono solo l'1,9%. Secondo il rapporto il quadro che emerge è chiaro: usciremo dalla pandemia con una società più diseguale, sia in termini di redditi e patrimoni, sia per quanto riguarda le altre differenze. E già ora come ora, a causa dell'emergenza sanitaria, 23,2 milioni di italiani hanno dovuto fronteggiare delle difficoltà con redditi familiari ridotti; 2 milioni sono già stati duramente colpiti nella prima ondata della pandemia, 9 milioni si sono rivolti a familiari e banche per 'restare a galla'. Dal Rapporto emerge una società in affanno, che a causa della pandemia vede ampliarsi le disparità. Così la sostenibilità sociale, che si intreccia con quella ambientale ed economica, in futuro non potrà più affidarsi al solo intervento dello Stato, ma dovrà contare sui buoni investimenti di una finanza capace di trasferire risparmi all'impatto sociale, con imprese che operano come una comunità. È significativo il fatto che l'82,3% degli italiani sia favorevole a misure che impongono la permanenza in Italia di stabilimenti e imprese che producono beni e servizi strategici come ad esempio mascherine e respiratori, essenziali durante la pandemia. Come si evince dal Rapporto, inoltre, questo interesse si accompagna al protezionismo contro i prodotti di Paesi che non rispettano le nostre regole sociali e sanitarie: a dichiararlo è l'86% degli intervistati (88,3% tra le donne e 89,2% tra chi risiede nel Nord Est). Per il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, "la coesione sociale è un presupposto della crescita, come un buon welfare. Farli sentire con le spalle protette, per salute e futuro dei figli, è il modo migliore per rassicurare gli italiani, facendo ritrovare loro il gusto delle sfide. La pandemia ci lascerà una società impaurita, più diseguale, alla ricerca della crescita. Non sarà lo stato a debito a lenire le sofferenze, ci vorrà lo sforzo di tutti, comprese le imprese e i mercati".